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    Sampmania: il Sampmania che avrei voluto scrivere

    Sampmania: il Sampmania che avrei voluto scrivere

    • Lorenzo Montaldo
    E' da oltre sei mesi che penso a come scrivere questo Sampmania. Sei mesi di bozze accartocciate e gettate via, sei mesi di ripensamenti e di idee che mi sembravano geniali la sera prima, e che si rivelavano boiate pazzesche la mattina dopo. Sono sei mesi che traccio righe sopra a frasi sballate, e che cambio periodi scarabocchiando fogli e agende. Sei mesi di pezzi che avrei voluto buttare giù senza riuscirci o senza poterlo fare. Alla fine, ho scelto la strada più semplice, quella della sincerità. Perchè ora che forse (forse) ci siamo per davvero, non ho la più pallida idea di cosa dire. Non mi capita praticamente mai, ve ne sarete accorti. Tranne oggi. Non so cosa aggiungere, dal momento che prima dovrei fare i conti con il groppo di emozioni che ho in gola, che poi è più o meno uguale a quello che avete voi, e onestamente non ne ho voglia.

    Ci sarà tempo per razionalizzare e scherzare, avremo occasione di riflettere, ragionare, e vivisezionare ogni sfumatura, ma 'non è questo il giorno', giusto per parafrasare Il Signore degli Anelli. Adesso c'è solamente lo spazio per celebrare un possibile ritorno a casa, quello di un ragazzo con i capelli ricci che oggi ha qualche pelo in meno, ma che sogna questo momento dal 22 maggio 1992. Il ragazzo ha pure un credito con la sorte di 15 centimetri, che poi sono anche quelli che lo separavano dal palo della porta di Wembley. Ma questa è un'altra storia.

    In questi 27 anni ne abbiamo viste di tutti i colori, ognuno di noi. Abbiamo sfiorato l'Inferno – lui decisamente più di noi – e abbiamo assaporato il paradiso con un dito, quel dito che non ha saputo deviare il tiro di Rosenberg al novantesimo in un'estate di 9 anni fa. Era esattamente il 24 agosto, quando ci sono di mezzo Coppe orecchiute, centimetri e sfiga io non credo alla casualità. Siamo sprofondati e siamo risaliti, abbiamo espiato le nostre colpe (quali? Io non l'ho ancora capito) in un Purgatorio sottile. Siamo stati obbligati a ingoiare una punizione magari non di immediata comprensione, eppure difficile da scordare, ossia quella di vederci pian piano snaturati senza poter reagire in alcun modo. Perchè non è che i Sampdoriani sono 'snob', come ho sentito dire da qualcuno, semplicemente sono eleganza scanzonata e classe leggera. Non sono caciaroni, che vi piaccia o no. E sarà bene non scordarselo più.

    Prima di chiudere, volevo darvi un consiglio spassionato. Domenica sera venite al Ferraris. Davvero, fate in modo di esserci, perchè sono quasi certo che in caso contrario ve ne pentirete tutta la vita. Sono praticamente sicuro che qualcuno avrà i brividi. Stop. Basta tediarvi. Però mentre rileggevo l'articolo, stavo pensando che era proprio questo il Sampmania che volevo scrivere. Si, però un pezzo che tratta un argomento del genere devi anche trovare il modo di concluderlo. E come fare? Io probabilmente non sono abbastanza bravo per scegliere le parole da solo. Forse forse, conviene usare le sue. Ah, per la cronaca, sono datate 12 giugno 1992, 'lui' giocava già nella Juventus: “Un giorno vorrei tornare alla Sampdoria. Quando sarò vecchiotto, quando avrò un po' di pancia e nessuno mi cercherà più. Starò in panchina e la gente mi chiamerà per nome". Come al solito, ci aveva visto più lungo di tutti. Bentornato a casa, Gianluca.

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