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    Sampmania: il dodicesimo uomo e la rivincita attesa un girone

    Sampmania: il dodicesimo uomo e la rivincita attesa un girone

    • Lorenzo Montaldo
    La Sampdoria si prende la sua rivincita. Perchè parlare di 'vendetta' non si addice allo stile della Samp, quello stile che talvolta negli ultimi anni è stato dimenticato, ma che viene sempre invocato dai tifosi. Almeno da quelli che si rispecchiano in un determinato modo di vivere il calcio e lo sport. Sono gli stessi tifosi che hanno permesso alla stagione doriana di svoltare, e che hanno risollevato la squadra di Giampaolo nel momento più difficile. Il successo con il Milan parte da lontano, sgorga addirittura dalla settimana che conduceva all'impegno con la Roma. In quei giorni il pubblico blucerchiato si è guardato negli occhi, ha deciso di non abbandonare la squadra e di ruggire anche per lei. L'energia del Ferraris ha spinto il Doria contro la Roma – vi assicuro, c'ero e l'atmosfera era davvero particolare – e la sua onda lunga è arrivata fino a San Siro. Sembra un argomento banale, scontato, magari intriso di piaggeria ma in piazze come quella genovese è un elemento che conta ancora molto.

    A dimostrare che non si tratta di un cliché trito e ritrito ci sono le tante dichiarazioni dei componenti della squadra. A cominciare da Giampaolo, che prima dell'incontro con la Roma aveva interpretato l'appello dei tifosi a riempire lo stadio come "una dimostrazione di maturità e intelligenza". Anche Praet, Romei, Muriel, Puggioni e Schick hanno spesso sottolineato l'importanza della spinta del pubblico della Samp: "Fantastici", "Incredibili", "Sempre presenti" sono alcune delle qualità che una squadra giovane, e per questo alla costante ricerca di attenzioni e conferme, riconosce al suo dodicesimo uomo. E così si arriva ad oggi, e a quel Djuricic 'uomo partita' che riconosce ai sostenitori doriani di "essere i migliori di tutta la Serie A". Qualcuno obietterà che si tratta di frasi fatte, forse in certi casi è anche vero, ma se la tifoseria organizzata doriana non si fosse stretta attorno ad una squadra in difficoltà e imballata, credete davvero che sarebbero arrivati sei punti contro Roma e Milan?

    Nell'acquazzone del Meazza, la Sampdoria andava ai cento all'ora. Letteralmente parlando, i giocatori di Marco Giampaolo hanno divorato il campo di fronte ad un Milan pericoloso quando riusciva ad innescare gli esterni, ma incapace di penetrare una difesa arroccata e perfettamente disposta sul terreno di gioco. Le poche volte che i rossoneri sono stati in grado di sfondare per vie centrali, gli uomini di Montella sono rimbalzati su di un monumentale Viviano che ha ricordato, se mai ce ne fosse bisogno, quanto sia importante per una squadra come quella blucerchiata avere un portiere di questa caratura. Ma va detto che tutti i protagonisti della doppia impresa contro le big del campionato, i vari Torreira, Linetty, Praet, Muriel e Schick, hanno improvvisamente ritrovato gli stimoli che erano sbiaditi nel freddo periodo pre e post sosta.

    E poi c'è Marco Giampaolo, criticato anche dal sottoscritto per alcune scelte, eppure capace di tenere saldamente la barra del timone. Senza incertezze, senza scendere a patti con i tanto odiati compromessi, restituendo smalto e idee fresche ad una squadra che si era attorcigliata attorno ad un'idea di gioco ormai troppo facile da identificare e neutralizzare. La svolta per la Samp è arrivata quando il mister ha rinnovato il fraseggio per vie centrali, diventato ormai troppo sterile e prevedibile. Fateci caso, la Samp ora gioca molto più frequentemente in verticale, sfruttando i movimenti in ampiezza di Muriel e Quagliarella e le imbucate del trequartista o dei centrocampisti. La rete di passaggi, vero marchio di fabbrica di Giampaolo, è rimasta ma i blucerchiati sono capaci finalmente di prendere ai fianchi una difesa schierata, sia essa composta da tre giocatori – come contro la Roma – o dai classici quattro interpreti. A consentire questa evoluzione è stata anche la crescita improvvisa di Dennis Praet, che per caratteristiche tecniche e atletiche invita al gioco in profondità, per poi magari aprire il ventaglio dell'attacco all'altezza dei trenta metri cercando il traversone o lo scambio stretto con il terzino salito in appoggio alla manovra.

    Giampaolo è stato magistrale nell'organizzare la fase difensiva doriana, che in questo momento per movimenti ed automatismi è una delle migliori del campionato, restituendo fiducia e facendo crescere giocatori che oggi sono fondamentali per gli equilibri doriani: penso a Skriniar e Silvestre, ovviamente, ma anche a Vasco Regini, autore contro il Milan di una gara praticamente perfetta pur trovandosi di fronte clienti decisamente scomodi, come Suso. La rivincita doriana è maturata così, un girone dopo il 3-2 dell'Olimpico e lo 0-1 del Ferraris. Risultati identici, ma a parti invertite: neppure a scriverla la scenggiatura sarebbe potuta essere migliore. Questa squadra può ancora crescere, ha margini di miglioramento, ma la strada tracciata è finalmente quella corretta. Anche perchè saper superare le difficoltà e anzi, trarne insegnamenti e rinnovate energie, è il primo passo da compiere per diventare, finalmente, maturi.

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