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Sampmania: il bipolarismo su Claudio Ranieri
Consideriamo Udinese-Samp, ad esempio. Ranieri non è che abbia stravolto il calcio con intuizioni fenomenali. La partita era uno scialbo zero a zero di fine stagione, già vidimato e firmato in carta bollata. Portare a casa tre punti dal Friuli grazie ad un guizzo nel finale non fa di Sir Claudio il novello Klopp, o un Guardiola più esperto. Però, come non vanno esagerati e amplificati in maniera smodata i suoi meriti, non bisogna neppure minimizzare oltremodo i suoi risultati. Mantenere alta la soglia di attenzione di una formazione già in ciabatte da un mese, non era facile. Riuscire a dare un obiettivo plausibile ma complesso da raggiungere ad una rosa già certa della permanenza in Serie A, neppure. Invece, dai e dai, alla fine Ranieri è riuscito a convincere davvero i giocatori ad inseguire la soglia dei 52 punti. Onestamente, pensavo non ci sarebbero andati nemmeno vicini. Mi sbagliavo.
L’ennesimo stravolgimento di formazione questa volta ha dato i suoi frutti. A capire che la principale preoccupazione della Samp dovesse essere imbrigliare De Paul, vero e proprio tuttofare bianconero, ci arrivavamo tutti senza troppi problemi. In effetti, ce lo ricordavamo bene dall’andata. Ranieri, senza inventarsi nulla, ha preparato una gabbia ben organizzata, con le idee chiare, ed è riuscito a neutralizzarlo. Ha sistemato gli attaccanti in pressione sugli unici due costruttori di gioco dell’Udinese, e con tale mossa, banale finché volete, ma altrettanto efficace, ha smussato la pericolosità dei padroni di casa. Difficile pure categorizzare il modulo. In teoria poteva suonare come un 3-5-2, pronto a passare alla difesa a cinque durante il possesso palla avversario, in pratica le posizioni degli interpreti erano scambiabili, e io uno schieramento preciso non sono riuscito ad individuarlo con assoluta certezza. Può essere contemporaneamente un bene un male, a seconda di quale angolazione scegli per guardare il bicchiere.
Non mi ritengo un grande fan di Ranieri. Mai stato. Non posso negare le mie perplessità su tanti aspetti, troppi e troppo complessi da essere sintetizzati in poche righe. Ne parliamo da tutto l’anno. Però, nel frattempo sono riuscito a far pace con me stesso. La mia opinione sul tecnico blucerchiato l’ho acciuffata ed esplicitata soltanto un mese fa, e da allora è sempre la stessa. L’avevo sintetizzata con il titolo di un Sampmania di metà aprile: ‘Grazie per aver sepolto le mie perplessità con 42 punti’. Il discorso valeva allora, e a maggior ragione trova conferma oggi, con i punti diventati 49 nel frattempo.
Le mie perplessità le ho, alcune le mantengo e spero restino sempre celate sotto ad una coltre di risultati e tasselli in classifica. Ciò non vuol dire evitare le critiche quando le valuto sacrosante, ma neppure sminuire i traguardi raggiunti dal mister del Testaccio. Con questa rosa, incompleta e pure abbastanza modesta, a mio modo di vedere fare meglio era molto difficile, fare peggio molto facile. Con un’altra società, con un’altra Samp alle spalle, sarei incuriosito all’idea di osservare qualcosa di diverso, di più fresco e di più coraggioso a Genova. Vivisezionando invece la situazione con la lente di ingrandimento graduata ‘realtà’, mi considererei ben felice di veder nuovamente sepolte le mie perplessità sotto a 42 punti anche per il prossimo campionato. In special modo se le alternative in panchina sono più o meno simili a quelle viste oggi contro alla Samp. Ben venga in tal caso un Ranieri per la stagione 2021-2022. Temo la quota quaranta, per l’anno prossimo, la temo da morire. Altro che elmetto. Ma questa è un’altra storia…
@lorenzomontaldo
@MontaldoLorenzo