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    Sampmania: Giampaolo, la perfetta gestione del 'caso' Zapata e la 'Love-of-the-game Clause'

    Sampmania: Giampaolo, la perfetta gestione del 'caso' Zapata e la 'Love-of-the-game Clause'

    • Lorenzo Montaldo
    “Ci mancava questa”. In quanti lo hanno pensato, quando la notizia dell’insofferenza domenicale di Duvan Zapata ha cominciato a fare il giro del web? La vicenda, per chi non la conoscesse, è abbastanza semplice: il centravanti colombiano è stato sostituito nel secondo tempo della partita con il Milan, e ha lasciato il campo a Caprari. Al momento dell’uscita dal terreno di gioco, uno Zapata visibilmente contrariato non è andato a salutare il compagno subentrante.  

    La  prova del numero 91 blucerchiato per la verità  era stata piuttosto incolore, confermando il trend negativo dell’ultimo periodo. E ciò ha sicuramente influito sull’istante di nervosismo del calciatore. Zapata non è quello di inizio stagione, deve recuperare smalto e brillantezza. Lui per primo se ne rende conto: il panterone blucerchiato è uno di quei giocatori che non giocano a calcio per timbrare il cartellino. Temprato dall’esperienza di Napoli che lo ha tenuto a lungo lontano dal campo, e dagli infortuni che lo hanno frenato nei momenti chiave della sua carriera, Zapata ha interiorizzato un concetto fondamentale. Negli Stati Uniti e nel basket N.B.A. la chiamano ‘Love-of- the-game Clause’, la clausola dell’ ‘amore per il gioco’. Balzò alla ribalta perché Jerry Krause, General Manager dei Chicago Bulls, la inserì nel contratto di un certo Michael Jordan. La clausola consentiva a MJ di giocare qualsiasi partita, anche le amichevoli o gli incontri non ufficiali. E' la perfetta sintesi della passione per lo sport nella sua forma più pura e semplice (c’erano anche ragioni evidentemente commerciali, ma perché rovinare la storia?). Ecco, Zapata vive il calcio in maniera simile. Proprio per questo motivo dopo ogni convocazione della sua Nazionale ha sempre fatto gli ‘straordinari’, in modo tale da essere disponibile sin dalla partita successiva. Jet lag? Ma quando mai. Zapata torna, si sobbarca 20 ore di viaggio, e gioca. Stesso dicasi per gli infortuni, e non sempre è un bene: prima della trasferta di Napoli ha forzato il recupero, quella partita voleva disputarla a tutti i costi. Il problema fisico si è acuito, ed è stato costretto a fermarsi.

    Il gesto di domenica, però, rappresenta una di quelle piccole mancanze di rispetto che in uno spogliatoio risuonano come una frustata, dalla Serie A sino alla Terza Categoria. Semplicemente, non si può fare. E’ il regolamento interno che si dà ogni formazione ad inizio stagione a prevederlo. Giampaolo poi si imbestialisce soltanto davanti ad uno specifico caso: gli atteggiamenti plateali. Il suo pensiero lo aveva riassunto perfettamente nel post Torino, quando già Zapata aveva dato segni di insofferenza: “Il calciatore deve stare sereno, la sostituzione per me è un mezzo per farli stare bene sia fisicamente che mentalmente. Non sono mai plateale nel richiamare i miei giocatori quando sbagliano” aveva sottolineato il mister “per questo voglio che siano educati anche loro”.  Ecco perché penso che l’allenatore doriano abbia azzeccato perfettamente il comportamento da tenere nella vicenda Zapata. Anzi, dirò di più: sono certo che ogni mossa di Giampaolo nei confronti di Zapata sia stata perfettamente calcolata e voluta.

    GESTI SIMBOLICI - Il primo elemento da sottolineare è la dichiarazione in conferenza stampa post Milan, di fronte a tutti: “Si può giocare male, si può disputare una prova sottotono, si possono sbagliare dei gol. Tutto fa parte del gioco, non sono questi i suoi errori. Lo sbaglio è stato ignorare Caprari, questo non lo accetto”. Quasi a ‘rendere’ il favore a Zapata: tu manchi di rispetto a me e ai compagni davanti ad uno stadio intero, e io ti riprendo pubblicamente davanti a giornali e tv, dando il via al tam tam mediatico. Una tirata di orecchie bella e buona, per far capire cosa si prova a stare ‘dall’altra parte’. Poi, l’annuncio: “Alla ripresa degli allenamenti ci sarà un chiarimento a Bogliasco”. In seguito la Samp non ha smentito l’ipotesi di una multa, lasciando immaginare una sanzione pecuniaria per Zapata. Poi ieri, quando i blucerchiati si sono ritrovati al Mugnaini per la ripresa degli allenamenti, secondo le indiscrezioni Giampaolo avrebbe evidenziato pubblicamente il gesto di Zapata davanti alla squadra, permettendo al giocatore di scusarsi e di concludere la vicenda senza multe. Un modo elegante di minimizzare l’accaduto e chiudere l’episodio, senza creare crepe nello spogliatoio per quello che, in fin dei conti, non era nemmeno un ‘caso’ da ingigantire, ma più che altro una scaramuccia verbale come ce ne sono tante nel corso della stagione. Molto meglio sfruttare questo problema, e trasformarlo in un’occasione di riscatto.

    TASTI GIUSTI - Giampaolo è stato bravissimo nel gestire la vicenda, andando a toccare i tasti giusti nei confronti di Zapata, che i racconti descrivono come un ragazzone sensibile. Giustissimo fare leva sull’orgoglio, sul senso di colpa – pare che Zapata si sia pentito subito – e sul ‘love of the game’, naturalmente. Quale miglior modo per rimettere in riga uno che vuole scendere in campo in ogni partita, a tutti i costi? Il sistema più efficace è certamente quello di andare a mettere in dubbio il suo 'Love of the game', e fargli capire che non è affatto scontato che debba essere titolare sempre, ogni partita. Perché accanirsi, usare le maniere forti? Molto meglio se mai far leva sul sogno del centravanti di partecipare ai Mondiali con la sua Colombia: per andare in Russia, ha bisogno di giocare, e bene. Mettere in dubbio la sua titolarità può dare la scossa alla stagione dell’ex Udinese.

    A proposito, Giampaolo in questo caso è stato un fine psicologo, e saper ‘leggere’ i giocatori, gestendoli nel migliore dei modi alternando bastone e carota, è ciò che differenzia un ottimo tecnico o un fine tattico da un grande allenatore. Mi auguro possa rimanere a lungo ‘il nostro’ grande allenatore.

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