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    Sampmania: equilibrio e giuste prospettive

    Sampmania: equilibrio e giuste prospettive

    • Lorenzo Montaldo
    Credo non ci sia un tifoso della Sampdoria uscito con il sorriso ieri dal Ferraris. Anzi, sì, forse le migliaia di sostenitori tornati allo stadio dopo mesi e mesi lunghissimi, di assenza lancinante. Per loro la gioia del rientro superava persino la sofferenza della sconfitta. Peccato, perché una gradinata così meritava un’altra partita e un altro risultato. Però, tra delusione e disperazione esistono una marea di sfaccettature collocate a metà strada. Credo sia necessario ricercare lì il succo di Sampdoria-Roma, non nelle urla social ‘Giampaolo non capisce niente’ ‘La prestazione è stata orrenda’.

    Sampdoria-Roma è stata disastrosa? No, secondo me no. E’ stata una brutta partita? Sì, certo. Poteva essere giocata diversamente? Magari come atteggiamento, o come proposta, non per interpretazione tattica e scelte. La coperta è corta, tremendamente corta, e tante decisioni prese dall’allenatore sono state obbligate. Anzi, di fatto Giampaolo ha riconfermato in blocco la squadra osannata a Venezia. Ha tolto solo l’acciaccato Ekdal, e lo ha sostituito nell’unico modo possibile, ossia con Rincon, reduce da un’ora di gioco in Venezuela e da un viaggio intercontinentale. Chi poteva scegliere, come altra opzione? Ve lo dico io, nessuno. Equilibrio, gente, ci vuole equilibrio. Non si può passare in questo modo dalle lodi sperticate alle disperazione nera nel giro di due partite. Se i ricambi sono questi, se le pedine a disposizione sono queste, insistere sullo schieramento adottato già nell’incontro più delicato disputato sino ad ora mi pare la decisione più sensata.

    Nelle analisi spesso ci si dimentica di commisurare il metro di giudizio all’avversaria. La Roma, per sua struttura, è una squadra che ti fa giocare male. I giallorossi sono forti fisicamente, al momento attuale sono pure in salute e in fiducia, vantano un paio di ottimi giocatori da curare in maniera personalizzata, vedi Abraham, Pellegrini e Mkhitaryan, e possono contare su un reparto difensivo di primissimo livello. Scardinare Ibanez, Mancini e Smalling è complesso, specialmente se tu hai a disposizione due punte, due trequartisti e stop. La Roma la sfida di ieri l’ha volutamente incartata. Mourinho lo aveva fatto capire già dalle dichiarazioni della vigilia, e ha confermato sul campo tale indirizzo. La chiave del match è tutta qui: nella forza difensiva ospite, e nell’asfissiante pressing dei centrocampisti, capaci di portare una pressione matta e disperata ai dirimpettai blucerchiati. I capitolini hanno vinto così, provocando sistematicamente l’errore un tandem di mediani dai piedi non propriamente di platino, aggredendo ogni volta l’uscita palla della Samp e spingendo all’inciampo Rincon e Thorsby, non supportati adeguatamente da Candreva e Sensi. 

    Piuttosto, se mai, sarebbe da chiedere conto ai cosiddetti ‘senatori’ della squadra spiegazioni sull’involuzione recente. Non credo che ogni brutta uscita di un calciatore si possa archiviare con una semplicistica spolverata di ‘è fuori posizione’, condita da un banale ‘è l’allenatore a dovergli trasmettere la grinta’. Queste, secondo me, sono belinate. Mi riferisco in particolare a quegli elementi che dovrebbero restituire qualcosa in più ai compagni, ai vari Candreva, Sensi e parzialmente anche Bereszynski, per esempio, ma ce ne potrebbero essere altri. Attenzione, la mia non vuole essere una critica ai tre nomi fatti prima, anche per loro vale l’attenuante della complessità dell’incontro. Piuttosto, è un tentativo di rimettere le cose nella giusta prospettiva. Il calcio, alle volte, è più semplice di quanto ci si voglia far credere. L’avversaria è superiore? I tuoi non rendono quanto ti aspetti? Gli altri corrono di più e meglio? Perdi, è inevitabile. Ma non è un dramma. La partita con la Roma, per certi versi, mi ha ricordato un altro appuntamento salutato con vesti lacerate e grida straziate, ossia Sampdoria-Juve. Anche lì c’era chi aveva sottostimato l’avversario, o forse sovrastimato la squadra. Risultato? La settimana dopo, contro una compagine di livello simile alla Samp, hai portato a casa tre punti senza quasi rischiare nulla. Ecco, nei novanta minuti con la Roma rivedo gran parte della sconfitta rimediata dai bianconeri.

    I segnali peggiori a mio modo di vedere se mai sono quelli che arrivano da un attacco povero di alternative, assolutamente privo di giocatori in possesso di determinate caratteristiche, e non credo sia un caso se Giampaolo stesso ha lanciato l’allarme soltanto un paio di giorni fa. Più che la difesa, più delle difficoltà del centrocampo a creare gioco, è questo aspetto a spaventarmi. Ma attaccare la Roma non è attaccare il Venezia o (spero) il Bologna. Ecco, a proposito di Bologna. E' una trasferta da giocare - di nuovo - con il coltello tra i denti. Il copione ricorda in maniera evidente quello già andato in scena pre sosta. Volete una ventata di ottimismo? Penso che la Samp, scendendo sul prato con l’atteggiamento di ieri, abbia le possibilità per sbancare il Dall’Ara. Come dite? Vi piacerebbe vivere, almeno per una domenica, senza fiato sul collo? Avete ragione, anche a me. Ma sapevamo tutti che sarebbe stato un girone di ritorno da sudore, lacrime e sangue. Autoinfliggersi sofferenze maggiori, anche quando immotivate,o sfogare eccessivamente la frustrazione sui bersagli sbagliati non aiuta né noi, né la Samp.
     

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