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Sampmania: ci perdono tutti
Sia chiaro, questa non è una valutazione di campo. Non intendo rimangiarmi quanto ho detto a più riprese, e lo sottoscrivo anche oggi: ero convinto, lo sono tutt'ora, che Montella sin da inizio stagione sarebbe stato l'allenatore ideale per la prossima annata della Samp. Penso però che un Giampaolo, o un Pioli, abbiano le stesse possibilità di fare bene o, perchè no, meglio dell'Aeroplanino sulla panchina genovese.
Sarebbe stato un cambio lecito, persino comprensibile un mese fa. Massimo due settimane fa. Un ribaltone con forti motivazioni economiche (la Samp risparmierà circa 8 milioni e mezzo lordi in due anni) da operare con tutta una margherita di nomi da sfogliare, per poi fiondarsi anima e corpo sul mercato. Farlo adesso, invece, è inspiegabile. E' l'improvvisazione a fare paura. La sensazione di incertezza, quel 'tutto può succedere' che andrebbe esorcizzato con un po' di sana programmazione. L'unico sistema, oltre ai miliardi, per togliersi soddisfazioni nel calcio.
Dall'addio di Montella ci perdono tutti. A prima vista può sembrare il contrario, tutti ne escono con qualcosa in mano - a parte la Sampdoria, naturale-. Il Milan con un nuovo allenatore, Montella con un nuovo contratto, più ricco e con una società più blasonata, Ferrero con un nuovo risparmio a bilancio da inserire a pieno titolo nella politica di ridimensionamento degli ingaggi che il presidente doriano sta portando avanti. Tutti contenti, secondo lo stereotipo del 'guadagno, vinco'.
E invece no, io invece credo che tutti i protagonisti della vicenda siano un po' più poveri. Ci perde il Milan, che non capisce i suoi limiti: non basta portare via ogni anno l'allenatore alla Sampdoria di turno per risollevare una squadra che andrebbe rifondata dalla base. Ci perde Ferrero, in credibilità e credito nei confronti di una piazza che ribolle in maniera sinistra. Ritrovarsi senza allenatore a venti giorni dal ritiro sembra una barzelletta. Fortuna che i sampdoriani sono persone civili, e ci mancherebbe altro.
Ma ci perde, soprattutto, Montella. Già, Montella: e non venitemi a dire che guadagnerà di più, che allenerà una delle squadre di vertice del nostro campionato, che compirà un balzo in avanti in carriera. Tutto vero, ma in ogni ramo professionale serve chiarezza, e una deontologia ben definita. Avrebbe potuto riscattare una stagione terribile, avrebbe potuto dimostrare alla Samp che Montella non si arrende, che Montella parla chiaro e che Montella non lascia le cose a metà.
Alla base del suo addio ci possono essere anche motivazioni di cui non siamo a conoscenza: se Montella e Ferrero hanno litigato, faccio un esempio, io non lo so e non lo voglio neppure sapere. Quello che chiedono i tifosi blucerchiati, e lo hanno già fatto a più riprese, è la trasparenza e poi sempre lui, il benedetto rispetto. I miei genitori me lo hanno insegnato, e mi hanno insegnato ad averne non solo nei confronti delle persone, ma anche delle cose. Anche quando sono formalmente 'tue'. E quelli che pagano per la Samp il rispetto lo meritano.
E invece no, ci si ritrova a poco più di due settimane dall'inizio della nuova stagione davanti ad un calderone di nomi, di "se" e di punti interrogativi. Che credibilità hanno ora le operazioni di mercato imbastite? Per chi sarebbero rimasti a Genova De Silvestri e Muriel, a causa di chi se ne sarebbero andati Cassano e Silvestre? Per chi è stato comprato Budimir? Chi voleva Praet, Paredes, Castan, Schick, Dzsudzsak, Goldaniga, Lazaar, Immobile? Li aveva chiesti Montella? O Giampaolo? O Pioli?
Ogni parte in causa farà i suoi interessi, difenderà le sue posizioni, giustificherà le sue scelte nella maniera che ritiene più opportuna. Io invece resto da parte con tanti dubbi, e con una convinzione che non riesco a scrollarmi di dosso: che alla fine ci abbiano proprio perso tutti.