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Sampmania: Cassano può fare davvero il ds della Sampdoria?
Questo discorso vale per le persone comuni, ma per lo stesso concetto di uguaglianza sociale andrebbe esteso anche ai privilegiati, o a quelli che hanno avuto già una vita agiata. ‘Discriminare’ qualcuno solo perchè è stato più fortunato, più bravo, più popolare, più ricco, suona davvero parecchio simile ad una certa forma di invidia. Sapete dove voglio arrivare? Già, ad Antonio Cassano, che sta approfittando di questa sosta forzata causa Coronavirus per proporsi in ogni modo possibile ed immaginabile come direttore sportivo o dirigente, in qualunque club tra Serie A e B ma con una particolare e prevedibile predilezione nei confronti della Sampdoria. Probabilmente non per una questione di particolare affetto o riconoscenza, sia chiaro, non sono così ingenuo da crederci, quanto per un discorso logistico e familiare. Ovviamente, l’eventualità ha sollevato quasi all’unanimità il popolo blucerchiato: ho letto commenti di un livore disarmante nei confronti di Fantantonio: ci mancherebbe, ognuno è liberissimo di avere la sua opinione sulla persona. Io non lo conosco, e non mi permetto di giudicarlo.
Forse i lettori più affezionati di questa rubrica si ricorderanno della mia passione smodata e irrazionale nei confronti di Cassano giocatore. Ritengo di aver assistito alle più alte vette calcistiche da parecchi anni a questa parte a Genova grazie a lui. E la sua maglia autografata in camera ce l’ho ancora. Non sono una persona invidiosa, ma almeno una volta nella vita avrei voluto vedere e respirare il calcio come se fossi lui. Avrei dato un braccio per stare dieci minuti di numero dentro al corpo di Cassano durante una partita, per capire cosa volesse dire davvero avvertire quell’incredibile amalgama neuromeccanica di stimoli, istinto, coordinazione muscolare e valutazione geometrica dei tempi e dello spazio. Credo ragionevolmente che nessuno dei lettori sappia DAVVERO cosa significhi avere il completo controllo dei propri arti inferiori e dei propri muscoli, unendo tutto ciò ad una capacità di reazione e ad una rapidità di pensiero più veloce di mezzo secondo rispetto ai ‘colleghi’, già al massimo livello possibile. Ecco, essere Cassano su un campo di pallone una volta nella vita sarebbe stato un mio piccolo sogno.
Uno così, il calcio lo vive in un’altra maniera rispetto a chi, come me o voi, ha giocato tra la Uisp e la Promozione, e mi sto tenendo largo. Per di più quasi tutti, tra compagni di squadra, avversari e addetti ai lavori, sono sempre stati unanimi nel giudizio nei suoi confronti: Cassano è uno che il talento lo vede lontano un miglio. Lo fiuta, lo annusa, lo riconosce. E questa, come qualità per essere un buon direttore sportivo, è fondamentale. Ovviamente però non è l’unica. Non è necessario che ve lo dica io, anche perché se le cose stessero così Maradona e Pelé si starebbero occupando rispettivamente delle campagne acquisti di Barcellona e Real Madrid, e Ronaldo (il brasiliano) sarebbe già al Manchester United. Fare il ds è un lavoraccio: servono conoscenze di valutazione economica, un’infarinatura di bilanci e tassazioni varie, abilità diplomatiche fuori dal comune e la capacità di tessere rapporti con l’Italia e con l’estero passando magari anche sopra ad eventuali sgarri, mancanze di rispetto o fregature. Non devi prendere nulla sul personale, perché non sai mai di chi potresti aver bisogno in futuro. Non penso che Cassano sia uno sprovveduto, credo sia ampiamente conscio del fatto che queste sono le caratteristiche di un buon ds. E’ piuttosto evidente che la pazienza e la diplomazia non fossero sue doti da calciatore (per fortuna, altrimenti non lo avrei visto a Marassi). Si saranno sviluppate con l’età e la paternità? Non lo so, ripeto, non lo conosco e dare per scontata la sua immaturità perché ormai imprigionato all'interno del personaggio Cassano sarebbe un pregiudizio al contrario.
Se dovessi scommettere ad oggi un euro sulla carriera di Cassano post calcio, lo punterei sul ruolo di osservatore. Ricordando il Fantantonio giocatore, la vedo più confacente a ciò che ha sempre mostrato in pubblico. Non sono neppure sicuro che l’ex 99 gradirebbe le responsabilità e i vincoli correlati al ruolo di direttore sportivo. Ovviamente credo che anche lui avrebbe diritto ad un’occasione per dimostrare se quella del direttore sportivo è davvero la sua strada: magari non partendo subito dalla Samp, la gavetta che un predestinato come lui non ha potuto fare per forza di cose da giocatore potrebbe rivelarsi fondamentale nel suo processo di formazione nella carriera post calcio. Potrà fallire, potrà riuscirci, ma non sarebbe giusto non dargli neppure l'occasione di provare. Non subito da Genova, per carità, ma da una dimensione minore. Io personalmente mi riterrei soddisfatto se segnalasse alla Samp soltanto un Cassano con vent’anni in meno. Credo che lo riconoscerebbe subito.
@lorenzomontaldo
@MontaldoLorenzo