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    Sampmania: Carlo e Giovannino

    Sampmania: Carlo e Giovannino

    • Lorenzo Montaldo
    Vi racconterò la storia di Giovannino. Giovannino ha nove anni, va in quarta elementare, studia e si impegna a scuola. I suoi compagni gli vogliono bene, le maestre lo coccolano, al pomeriggio gioca a calcio, insomma, una vita bella e piacevole. Giovannino ha solo un problema: Giovannino è genoano. E da quando va alle elementari, Giovannino non ha mai potuto sfottere i compagnucci, i suoi cugini più fortunati. Dal giorno in cui ha iniziato la scuola, Giovannino non ha mai vinto un derby. Povera stella, lui non ne può più. Dalla prima elementare, per due volte l’anno, subito dopo Samp-Genoa, Giovannino salta le lezioni, insieme a suo papà che si dà malato a lavoro. L’ultima volta Giovannino ci ha pure provato: “Papi, non è che posso fare una foto alla Sud?” Papà è sbiancato, ha biascicato qualcosa su Boselli, sui 120 anni di storia e sul popolo oceanico, prima di sdraiarsi sui gradoni del Ferraris per riprendersi dallo shock. Dammi retta, Giovannino, sei ancora in tempo per cambiare. Per tuo padre non c’è più speranza ma tu sei giovane, innocente, plagiato. Risparmiati una vita grama e di sofferenze.

    Carlo invece è Sampdoriano. Carlo è in classe con Giovannino, ieri era in Sud al Ferraris e saltava e ballava come se non ci fosse un domani. Carlo, a differenza di Giovannino, oggi era dispiaciuto che fosse domenica. Lui a scuola ci voleva andare, aveva anche preparato le cartoline di Natale per tutti i compagni. Aveva scritto ‘buone feste’ sotto la foto di Gabbiadini. Carlo e Giovannino sono compagni di banco, sono molto amici, però Carlo sa che ogni volta, il giorno dopo il derby, resterà da solo ad ascoltare la lezione. Carlo non ha idea di come si senta il suo amico, d’altro canto come potrebbe? In nove anni di vita ha perso il derby tre volte, ma le prime due non sapeva neppure ancora camminare, e la terza nemmeno andava alle elementari. Carlo non vuole fotografare la Nord, Carlo sta bene dove sta. Ci ha provato a chiedere al suo amico Giovannino di andare allo stadio con lui, e lo aveva anche convinto. Quando Giovannino lo ha detto a suo padre però quest’ultimo ha cominciato a biasciare qualcosa su Sampierdarena e i 9 scudetti, poi è svenuto. Giovannino non se l’è sentita di fare questo al suo babbo, e nello stesso istante si è condannato ad un’esistenza di prese in giro e sfottò.

    Lo sapete quanti derby ha vinto il Genoa negli ultimi cinque anni? Uno, tre anni e mezzo fa. Da quell’8 maggio 2016 sono passati 1316 giorni, 1316 giorni di sofferenza per tutti i poveri bambini genoani. Qualcuno pensi ai bambini, faccia qualcosa per loro. Dovrebbe essere illegale farli soffrire così.  E chi se ne frega se è stato probabilmente il derby più brutto degli ultimi cinque-dieci anni: vincerlo in questo modo, per un Sampdoriano, è ancora meglio. Non possono neppure immaginarsi, i poveri bimbi rossoblù, cosa voglia dire vedere Gabbiadini che piazza un colpo da biliardo sotto la Sud venendo poi sommerso dalla gioia dei compagni. Quelli blucerchiati, invece, lo sanno fin troppo bene: hanno già vissuto l’identica sensazione nel 2014. La Gradinata era la stessa, l’interprete anche, l’esito idem: Genoa-Sampdoria 0-1.

    Carlo e Giovannino oggi non andranno insieme al parco a giocare. Carlo è consapevole del fatto che al campetto sarà solo con i suoi amichetti, quelli che ieri erano allo stadio con lui, e che hanno le magliette con i colori più belli del mondo. Carlo questa mattina ha tirato fuori la divisa del suo preferito, Linetty (bravo, Carlo, è anche il mio preferito) e come ogni domenica è sceso ai giardinetti per immaginarsi di essere in campo al Ferraris per il derby. Purtroppo però oggi Samp-Genoa dei bambini non andrà in scena: mancano gli avversari, sono tutti rintanati in casa, al massimo si può giocare Samp A contro Samp B. Carlo comunque ci ha provato a passare a citofonare a Giovannino. Ha risposto suo padre, Carlo gli ha chiesto se il suo amico poteva scendere a giocare il derby con lui. “E’ malato” ha risposto con un filo di voce il papà di Giovannino, prima di riattaccare il citofono. Subito dopo, dalla finestra aperta, Carlo ha sentito un tonfo. Poi, la voce di Giovannino: “No papi, di nuovo?”

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