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Sampmania: capri espiatori e responsabilità
Le mancanze di Giampaolo ci sono, è evidente, ma le spiegazioni semplicistiche o banalizzanti non mi piacciono. Quando una compagine spreca un match point del genere, le colpe vanno ripartite tra tutti i componenti. Giampaolo tanto per cominciare nelle ultime partite ha dovuto lavorare con una rosa uguale se non peggiore rispetto a quella del predecessore. Suona come un paradosso, considerando un mercato giudicato dai più come molto positivo, ma la realtà dei fatti è questa. Il tecnico subentrato, dopo la sosta, ha allenato una formazione composta dagli stessi effettivi che hanno iniziato la stagione, tolti Damsgaard, a disposizione per due mesi, Ekdal e Gabbiadini, sostituiti da Rincon, Sabiri e Sensi. Non mi pare che il computo complessivo del talento sia così differente, tanto è vero che la media punti tra i due mister è identica. Questa è una delle prime concause dell’impacciata marcia blucerchiata. Ma ce ne sono altre.
Al netto della cifra tecnica totale, che ritengo bassa, penso sia evidente pure la mancanza di seconde linee in grado di sovvertire l‘andamento di una stagione traccheggiante verso la mediocrità. La Samp è partita per il Dall’Ara con in panchina un ventiquattrenne inglese finito ai margini della Serie A da due anni, un attaccante quarantenne e un terzino sinistro di riserva. Stop. Puoi anche essere un buon cuoco, avere fantasie e conoscenze, ma ad un certo punto con tre ingredienti in croce, le possibili amalgame finiscono.
Un ulteriore aspetto che salta all’occhio, dalla trasferta di Bologna, collegabile all’assenza di trame e idee, è la scarsissima condizione atletica dei calciatori blucerchiati. Il campionato di Serie A è logorante, gli impegni con le Nazionali anche, ma i doriani erano sistematicamente secondi su ogni pallone vagante. I rossoblù sembravano tutti dotati di gamba più sciolta, maggior freschezza e più alta dotazione aerobica. Ciò deriva da una preparazione malfatta, o dall’elevata età media della rosa genovese? Non lo so, non credo lo scopriremo mai, eppure è un dato di fatto.
Ultimo aspetto da evidenziare: vogliamo cominciare ad attribuire le giuste responsabilità anche ai calciatori? Le lamentele sulla posizione di Candreva, su Sensi trequartista o regista, su Murru o Augello a sinistra, su Audero o Falcone in porta e su Caputo o Quagliarella davanti mi sembrano francamente sterili tentativi di guardare la pagliuzza, e non la trave. Alibi, al limite. I giocatori della Sampdoria non stanno rendendo, nella migliore delle ipotesi sono impauriti, e nella peggiore scazzati. Forse sono stati un po’ sopravvalutati? Sì, di sicuro. Magari si sono sentiti già salvi, in ciabatte al mare? Può darsi. Qualunque sia la scintilla mentale che innesca tali meccanismi mentali, è inaccettabile. Specialmente dopo una serata del genere.
La Samp a Bologna non ha fatto il suo dovere. Nessun componente della filiera blucerchiata ha fatto il suo dovere. Però, senza cincischiare troppo, a rischio di essere ripetitivo o, per alcuni, monotono, giova ribadire un concetto. Il peccato originale discende da anni di impoverimento e depauperamento tecnico, morale ed economico, di scelte al ribasso e di decisioni sbagliate che hanno condotto la società sull’orlo del baratro. Se Giampaolo non trasmette cattiveria alla squadra, se in campo e in panchina ci sono poche alternative qualitativamente basse, nasce tutto da lì. Sabato la Samp è costretta a battere la Salernitana ma attenzione, non celebreremmo un risultato del genere - ammesso e non concesso di ottenerlo - come una grande impresa. E’ il minimo sindacale, la sufficienza striminzita che ti evita il debito all’ultimo giorno di scuola. Qui però non c’è la bocciatura come spada di Damocle, c’è lo spettro della Serie B. Ed è parecchio peggio.
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