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    Sampmania: basta nascondersi

    Sampmania: basta nascondersi

    • Lorenzo Montaldo
    Non è stata la solita squadra. La Sampdoria vista contro il Torino sembrava solo lontana parente della compagine che ha schiantato la Fiorentina e la Roma.  C'è un'attenuante, però. Probabilmente quella di Mazzarri era la formazione più complicata da affrontare in questo momento. I granata sono stati gli unici a 'costringere' i blucerchiati a giocare male. Sino ad oggi le prestazioni negative dei doriani erano imputabili principalmente a mancanze della truppa di Giampaolo, piuttosto che a particolari meriti degli avversari. Non contro il Toro, però. I granata erano ben messi in campo: tignosi, ostici, bravi a spezzettare la manovra doriana con falli, interventi ruvidi e tanto dinamismo. Per far giocare male questa squadra, servono queste caratteristiche. E il Torino le ha utilizzate tutte quante.

    E dire che la gara si era messa subito in discesa per il Doria. L'eterno Torreira, giocatore splendido e inesauribile, aveva trovato un gol per certi versi fortuito ma pesantissimo. Poco prima, Falque si era divorato un'occasione clamorosa a due passi da Viviano, chiuso in maniera splendida da Murru. Ecco, nel pareggio di ieri ritengo che la nota più lieta sia proprio la prestazione del terzino sinistro. Non è stato eccezionale, ma ha riconfermato una discreta affidabilità dopo essere stato gettato nella mischia a Roma. Di fronte a sé aveva il cliente più scomodo del Torino: Iago Falque in giornata è difficile da marcare per chiunque. Lo spagnolo è un esterno guizzante, rapido e tecnico, e si è rivelato una costante spina nel fianco per la difesa doriana. Murru però lo ha contenuto in maniera tutto sommato efficace. Anzi, a dire la verità spesso il terzino ex Cagliari è stato poco aiutato dai compagni, in  particolare da un Linetty irriconoscibile. Con più raddoppio e più attenzione del centrocampista, la Samp avrebbe sofferto di meno Falque, e la prestazione di Murru sarebbe sembrata ancor più positiva. Poco male, perchè il laterale sardo ha confermato i passettini in avanti visti all'Olimpico. Pian piano, la cura di Giampaolo potrebbe fare effetto

    Chi necessita di una pausa è invece Duvan Zapata. Lui sì, trasformato rispetto al successo di Roma. Il centravanti doriano è generoso, ma ieri non si è visto praticamente mai. Pochi sprint, poche sgroppate, pochi palloni tenuti, poca lucidità in area: il colombiano era irriconoscibile, cinturato tra N'Koulou e Burdisso. Forse avrebbe bisogno di riposo, anche se Kownacki non sembra avere ancora la continuità necessaria per sostituire il panterone blucerchiato sui novanta minuti. Anche Linetty sta ancora pagando lo scotto dei problemi fisici recentemente superati. Forse a centrocampo ci sarebbe stato bisogno di un rincalzo in più, un tuttofare del reparto, ma questa è solo un'opinione personale. Nella corsa verso l'Europa, comunque, partite del genere sono una battuta d'arresto a metà. Le dirette concorrenti in casa vanno battute, soprattutto approfittando di una gara che si era messa in discesa da subito. 

    La partita con il Toro però era forse la più insidiosa del mini ciclo di ferro che la Samp ha appena attraversato. Ora possiamo trarre un bilancio: 8 punti in quattro partite contro Fiorentina, Roma e Torino rappresentano un risultato straordinario. Battendo il Verona domenica prossima, la Samp certificherebbe il cambio di mentalità a tutti gli effetti. I blucerchiati però avranno bisogno del miglior Linetty, del miglior Zapata, e pure del miglior Viviano. L'Europa, a questo punto, deve essere un obiettivo. Il Doria non deve nascondersi. E diventare grandi vuol dire anche affrontare le prossime partite che si possono vincere sapendo di dover vincere. La leggerezza tanto invocata da Giampaolo è un concetto importante, ma non deve diventare un alibi dietro cui nascondersi.  

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