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    Sampmania: almeno ridatemi il sole e i 20 gradi

    Sampmania: almeno ridatemi il sole e i 20 gradi

    • Lorenzo Montaldo
    Se proprio dobbiamo tornare ad un mese e mezzo fa, almeno ridatemi il sole e i 20 gradi. Altrimenti non vale. Non penso di poter reggere al vento gelido, alla pioggia ogni due giorni e alla Sampdoria che prende bastonate a destra e a sinistra. In effetti, sono bastati 90 minuti per precipitare nuovamente i tifosi blucerchiati a quelle sensazioni  ormai così familiari. E' stata sufficiente una partita per far risalire in bocca quel gusto amaro e velenoso a cui ci eravamo, ahinoi, ormai mitridatizzati dopo anni di somministrazioni giornaliere forzate.

    Da un paio di settimane, alle domande sugli obiettivi della Sampdoria e sui vari sogni di play off e promozioni dirette, provo una sorta di vero e proprio fastidio fisico. Come un'orticaria, una roba del genere. A costo di beccarmi botte di pessimista, continuo sempre a recitare lo stesso mantra: noi non siamo né quelli delle 4 sconfitte in casa consecutive, né quelli dei 13 punti in 6 gare. L'ho ripetuto non più tardi di domenica scorsa: "attenzione, non vorrei che adesso ci illudessimo di poter mantenere la media dei due punti a partita. Rischiamo di perdere di vista la realtà, e ci faremo male al primo, inevitabile tonfo". Anche perché 13 punti in 6 incontri è il passo di una squadra che ammazza il campionato. E non siamo noi. Noi dobbiamo prima di tutto mettere la maggior distanza possibile tra noi e i play out. Solo quello conta. 

    Legittimamente il tifoso fa quello che deve fare il tifoso, ossia sogna. Il tifoso conta i punti che lo separano dai play off, ipotizza tabelle e ruolini di marcia, "Se vinci le prossime tre e quelle davanti sbagliano una partita...". Ci sta, è comprensibile. Trovo invece meno appropriato che a farlo siano i calciatori e gli addetti ai lavori in genere. Ho di recente avuto una discussione con un amico in merito alle dichiarazioni di alcuni giocatori, che parlavano esplicitamente di promozione e di Serie A, senza mezzi termini. Il mio interlocutore mi faceva giustamente notare come, dal punto di vista del tesserato, sia anche un modo per darsi la carica e un obiettivo tangibile da porre. Io l'ho sempre ritenuto avventato e fuori contesto. Credo sarebbe più produttivo, per i giocatori della Sampdoria, rendersi conto che il loro obiettivo è e sarà quello di tenersi fuori dalla melma sino a maggio. In qualunque modo. Anche perché il dato preoccupante è che, dopo un filotto da sogno ed irripetibile, dopo 13 punti in 6 partite, sei comunque quattordicesimo in Serie B, a pari punti con quella che oggi farebbe i play out, e che sabato prossimo verrà a giocare a Marassi la partita della vita. 

    Certo, poi è anche vero che, appena le cose per noi iniziano ad andare bene, perdi i pezzi con la stessa facilità con cui il sottoscritto perde i treni. Quest'anno alla Sampdoria si sono rotti Ferrari, Murru, Barreca, Depaoli, Vieira, Benedetti, Pedrola e Borini. Praticamente tutta la miglior formazione possibile, quantomeno sulla carta. Al di là del fatto che ciò rappresenta uno spunto di riflessione su cui ragionare in maniera seria e approfondita - non può più essere derubricata come 'sfiga', mi rifiuto di crederlo - questa sfilza di acciacchi che farebbe impallidire una residenza protetta dimostra quanto sia labile e aleatorio in Serie B il confine tra convinzione e presunzione. Lasciamo perdere le sbruffonate, rimettiamoci a lavorare a testa bassa, senza drammi ma anche senza quello spirito da fine anno scolastico già a dicembre. Oppure, in alternativa, ridateci i 20 gradi e il sole. Ma la Sampdoria di ottobre a dicembre, proprio non la potremmo reggere. Grazie. 

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