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    Sampmania: a Cagliari non ci voglio più giocare

    Sampmania: a Cagliari non ci voglio più giocare

    • Lorenzo Montaldo
    Incredibile. Neanche questa volta, da quel campo stregato che è Cagliari, usciamo con un punto. Negli ultimi anni se ne sono viste di ogni colore: papere clamorose, lisci, gol al 95’, rimonte senza senso. E’ successo praticamente di tutto. Considerando i precedenti, quella di ieri può essere letta persino come una ‘normale’ sconfitta. Oddio, di normale in realtà c’è poco: non può essere giudicato normale un rigore come quello assegnato per l’intervento di Tonelli, che è sgraziato, poco furbo ma assolutamente lieve e veniale, e non è normale neppure l’espulsione di Augello. Intendiamoci, quello è fallo da rosso tutta la vita, ma un errore così capita una volta su dieci. Anzi, povero Tommaso, a dire la verità non gli era praticamente mai toccato un inciampo del genere nella sua carriera in blucerchiato. Ci sta, capita, peccato sia successo in quel momento. Non sono sicuro che senza quell’episodio il Cagliari sarebbe riuscito a sbloccare la partita, ma la controprova non l'avremo mai. Oltretutto la Samp è stata pure sfortunata: Joao Pedro il rigore l’aveva tirato anche male, la palla è passata esattamente sotto la pancia di Audero che aveva intuito l’angolo ed era andato giù con i tempi perfetti.

    Quelle del paragrafo precedente sono tutte le attenuanti più che legittime per una squadra andata a mille per quasi due mesi, e ora inevitabilmente costretta a tirare un po’ il fiato. Fortuna che arriva la sosta, la minor brillantezza dei ragazzi di Ranieri era lampante nella luce vivida del pomeriggio quasi primaverile della Sardegna Arena. Ovviamente non possiamo limitarci però all’analisi delle possibili scuse, sarebbe estremamente limitativo e poco utile. Bisogna interrogarsi ad esempio sulla carenza di incisività mostrata dai blucerchiati sin dai primi minuti. Sembra quasi che la Samp fatichi a trovare stimoli quando di fronte ha un’avversaria abbordabile . Non credo dipenda troppo da una questione mentale, quanto piuttosto da una connotazione strutturale della squadra e da come Ranieri ha impostato il DNA della sua formazione. 

    La Samp è micidiale quando deve ‘giocare contro’ all’avversaria. Se di fronte ha una compagine che imposta e attacca alto, o cerca di fare la partita, è in possesso delle caratteristiche perfette per portare a casa il risultato a sorpresa. Riparte veloce, ribalta l’azione, pressa continuamente i dirimpettai sfruttando il centrocampo muscolare e dinamico - anche ieri, altezza media a 37 metri -, è imprendibile in contropiede e scippa una marea di palloni. Persino a Cagliari il Doria ha chiuso il match con 20 possessi intercettati; per rendervi conto di come questo atteggiamento sia caratterizzante dell’impalcato blucerchiato, vi basta fare il paragone con i rossoblù, che ne hanno ripresi 8 in tutto l’incontro. 

    Il principale difetto quindi a mio modo di vedere non è tanto legato alla carica agonistica, che si mantiene quasi sempre costante, quanto piuttosto alla difficoltà di costruzione dei due centrali di centrocampo. Ekdal non era in giornata, e questo è parso evidente soprattutto analizzando il numero di contrasti persi, ben 4. È stato di gran lunga il blucerchiato peggiore sotto questo aspetto. Se lo svedese non riesce ad impostare, la soluzione per gli uomini di Ranieri è soltanto una, ossia quella di affidarsi alla difesa per provare a ripartire dal basso. Non è un caso che il giocatore doriano a detenere contemporaneamente il record di passaggi positivi e negativi sia Tonelli, seguito da Yoshida. Complessivamente, i due difensori hanno effettuato più di un quarto degli appoggi andati a buon fine dell’intera partita della Samp. Esplicitando: la manovra ristagnava nelle acque limacciose tra difesa e centrocampo, senza riuscire a prendere l’onda capace di scavalcare la barriera frangiflutti formata da Nandez e Marin. Si vede che ho preso due o tre lezioni di surf, eh?

    Certo, i numeri tratteggiano una partita che resta piuttosto complessa da commentare in maniera oggettiva poiché troppo indirizzata dall’inferiorità numerica e dal rigore. Oltretutto, Di Francesco sino a quel momento poco aveva fatto per giustificare la presunzione di successo. Dalla prestazione della Samp, invece, permangono due grossi punti di domanda. Uno nasce dalla giornata ‘no’ di Tonelli, l’altro invece deriva dall’appannamento dei due attaccanti obbligati, Ramirez e Quagliarella. Ranieri avrà almeno un paio di busillis su cui scervellarsi durante la sosta. Il tecnico dovrà trovare un sistema per presentare una difesa affidabile seppur priva dell’unico terzino di ruolo a sinistra, e del centrale sino ad oggi titolare, magari escogitando uno stratagemma per restituire brillantezza in fase realizzativa ad un tandem che, in attesa di recuperare Keita e Gabbiadini, si regge esclusivamente su Quagliarella. Credo che al mister non sia sfuggita ad esempio la difficoltà derivante dal fatto di giocare senza il classico centravanti che calamita palle lunghe e traversoni. Sessanta lanci e quattordici cross vanno bene se là davanti hai un bestione pronto a fare a spallate con Godin e Walukiewicz. Ora, va bene che Quaglia è praticamente Superman, ma sgomitare lì in mezzo si fa complessa anche per lui. Sono curioso di vedere cosa si inventerà Ranieri per modificare il genoma blucerchiato in ottica Bologna. Sino ad oggi ha sempre avuto ragione lui, diamogli fiducia anche in questa sosta. Intanto si sa che a Cagliari c’è una rana sepolta nel campo (la storia originale ve la lascio qui).

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