Getty Images
Sampmania: non c’è proprio nulla per cui chiedere scusa
In teoria non avrei neppure molta voglia di scrivere o parlare di Massimo Ferrero, men che meno di novità giudiziarie, di tribunali e di assoluzioni. Secondo voi, perché ho fatto giornalismo sportivo? Ve lo dico io: perché adoro il calcio, perché mi interessa osservare come una squadra si mette in campo, come il trequartista calcia il pallone e come un portiere salta oltre la traversa. Ho scelto il giornalismo sportivo perché mi piace raccontare le storie dietro ad un giocatore particolare, perché godo a guardare le partite di qualunque livello e grado, perché mi diverte curare il calciomercato e i suoi retroscena, e perché la Sampdoria l’avrei seguita gratis con lo stesso identico trasporto. Anzi, forse ci avrei messo persino qualcosa in più. Trattare del genere di argomenti in teoria riguardanti avvocati e esperti in giurisprudenza mi procura nausea, disgusto, assoluto disinteresse e fastidio. Lo farò solo quest’ultima volta, poi basta, a meno di clamorose novità legate al dovere di cronaca, parte integrante della deontologia di ogni giornalista. Molti dovrebbero tenerlo bene a mente: non raccontare qualcosa, o peggio ancora tralasciare alcuni aspetti per non ‘dare fastidio’ o ‘destabilizzare’ - nella migliore delle ipotesi - sarebbe il peggiore dei crimini.
La magistratura ha dichiarato che Massimo Ferrero non ha distratto fondi dalle casse della Sampdoria. Sono convinto della necessità di rispettare a prescindere il lavoro della giustizia italiana, in maniera quasi sacra, non solo quando fa comodo. Iniziare a contemplare un'influenzabilità del nostro sistema, per quanto mi riguarda, equivarrebbe alla fine della civiltà e al ritorno nel Medioevo, ed è uno scenario che non voglio assolutamente prendere in considerazione. Faccio notare però un aspetto. L’innocenza del presidente della Sampdoria non è un punto a suo favore. Non è una vittoria, non è niente di cui andare tronfi, non va esibita come un merito o un vanto. E’ la pura e semplice normalità. E’ come se io mi aspettassi un ‘bravo’ perché non rubo al supermercato, o non frego soldi con note spese false all’azienda per la quale lavoro. Nessuno si congratula con me se pago le tasse o fatturo, dal momento che è ciò che ci si aspetta dal sottoscritto. La premessa è obbligatoria per chiarire il punto di partenza.
Leggo e sento, non solo qui, che secondo una piccola percentuale di tifosi (o presunti tali, alcuni si nascondono e quindi non so dire per certo se si tratti di reali sostenitori doriani o no) c’è chi dovrebbe scusarsi con Massimo Ferrero. Ebbene, per quanto concerne il sottoscritto - e credo anche per una grossa fetta di altri appassionati - ritengo non ci sia proprio nulla per cui chiedere scusa. Non c’è da chiedere scusa per aver riportato la notizia del presidente della Sampdoria indagato dalla Guardia di Finanza, perché questi sono i fatti. E i fatti non possono essere argomentati o travisati, poichè si tratta appunto di fatti, ossia di avvenimenti concreti e tangibili. Anzi, parlando a titolo personale, considerando la delicatezza degli scenari giudiziari, ho sempre usato il tono più freddo e impersonale possibile nel riportare le notizie in merito, proprio perché il campo dell’innocenza e della colpevolezza vanno presi con le pinze. Oltretutto ho sempre incluso lo scenario della possibile assoluzione. Se non ci credete, lo trovate qui e qui, tanto per fare due esempi.
Non c’è da scusarsi neppure per i dubbi suscitati dalla notizia del presidente della propria squadra del cuore accusato di aver danneggiato quella cosa che, per tanti, vale molto più di undici tizi in maglietta e pantaloncini dietro ad un pallone. Sono interrogativi abbastanza logici, considerando la sentenza della giustizia sportiva relativa al caso Obiang, per mezzo della quale Ferrero era stato interdetto e condannato anche ad una salata multa da 15.000 euro, ritenendo rilevante e punibile un fatto poi valutato dalla giustizia ordinaria come non sussistente. Anche perché il ‘curriculum’ precedente alcuni punti grigi li presentava già. Cito testualmente da Wikipedia una parte di precedenti in ordine sparso: “Il 12 giugno 2014 (lo stesso giorno in cui Massimo Ferrero acquista la Sampdoria), con il rito del patteggiamento il giudice dell'udienza preliminare condanna in via definitiva Massimo Ferrero ad un anno e 10 mesi per il reato di bancarotta fraudolenta, oltre al pagamento di parte dei debiti dovuti al fallimento della compagnia aerea Livingston Energy Flight. Il 6 marzo 2015 il Comune di Roma fa sgomberare l'ex Cinema Troisi di Trastevere perché secondo l'Assessorato al Patrimonio Ferrero non sarebbe il proprietario della sala, anche se lo stesso Ferrero sostiene di averlo acquistato dal Tribunale dopo il fallimento di Vittorio Cecchi Gori. A maggio il PM Di Maio della Procura di Roma gli contesta l'omississione del versamento di IVA per 200.000 € risalente al 2009 e riconducibile alla Blu Cinematografica. Il 27 maggio prende il via un processo per dichiarazione infedele per 1.176.000 €: per il PM Palazzi Ferrero nel 2009 avrebbe evaso l'IRES, l'imposta sul reddito delle società. Nel frattempo l'ex moglie Laura Sini lo denuncia per truffa e minacce e lui risponde con una querela per calunnia. Il 29 settembre dello stesso anno la Procura di Roma gli sequestra conti correnti (per il mancato pagamento di imposte relative alle aziende cinematografiche) e un appartamento ai Parioli (illegittimità del permesso di costruire per l'effettuazione di lavori contestati dagli altri inquilini) per un valore di complessivo di 1,2 milioni di €. Il 26 ottobre il Tribunale del Riesame conferma il sequestro. Il 4 febbraio 2016 il Tribunale di Busto Arsizio (VA) lo condanna a un anno e dieci mesi per distrazione di fondi per la vicenda del crack Livingston; la condanna è avvenuta dopo il patteggiamento e prevede l'affidamento ai servizi sociali oltre a 850.000 euro di risarcimento al Ministero dello sviluppo economico”. Motivi di allerta ce n'erano a sufficienza, e comunque il fatto di non averlo dichiarato colpevole 'a priori' - è il minimo - dovrebbe essere già sufficiente.
Tutto questo però c’entra persino marginalmente. Volete sapere perché il sottoscritto, e penso pure parecchi altri, non si sentono in dovere di scusarsi con Ferrero per la propria opinione personale su di lui? Il motivo è molto semplice, ed è legato al fatto che, a livello soggettivo, a me non piace il personaggio Massimo Ferrero. Non mi piacciono i suoi modi, non mi piacciono le sue uscite, non apprezzo il suo modo di fare e di rapportarsi con una squadra interconnessa con una città e almeno tre o quattro generazioni di persone. Non gradisco essere preso a pesci in faccia da sparate e supercazzore varie - si scrive così, me lo ha insegnato un collega molto più bravo del sottoscritto - e non apprezzo l’accostamento Ferrero-Sampdoria a livello mediatico. Non mi piace vedere la Sampdoria entrare in campo a Milano con dei visori 3D in testa, non mi piace sentir parlare di Genova come di “Questa cazzo di città”, non mi piace sentirmi dire “Vi dovete attaccare al cazzo”. Non mi sono piaciuti certi toni e battute triviali usate nei confronti di colleghi e colleghe, non mi piacciono le sue uscite su alcune colonne portanti della storia della Sampdoria, non mi piacciono i balletti e le allusioni alle donne da penetrare, non mi piacciono le bugie e le autocelebrazioni immotivate.
Ci sono tante cose che non mi piacciono di Massimo Ferrero presidente della Sampdoria, e non mi riferisco alla parte gestionale del personaggio, pur pregna di svariati aspetti su cui ci sarebbe da scrivere per ore. Ma non è questa l’occasione. Io, Lorenzo Montaldo, ho un giudizio negativo su di lui completamente indipendente da quella che è la sua vicenda personale e giudiziaria. E quando faccio il giornalista, quando analizzo la prestazione di un giocatore o lo schema di Ranieri o una vittoria, il parere soggettivo rimane fuori. Ma quando scrivo un editoriale personale, come i Sampmania ad esempio, beh, il mio punto di vista ci sarà per sua natura. Potete apprezzarlo oppure no, nel qual caso vi consiglio letture alternative, non fa niente. Ma delle mie opinioni, mi dispiace ma non mi scuserò mai.
@lorenzomontaldo
@MontaldoLorenzo