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Sampmania: a Cagliari c'è una rana sepolta in campo
La leggenda racconta che al termine della gara l’allenatore della formazione ospite del Vasco, tale Arubinha, infuriato rivolse al cielo un’invocazione lapidaria: “Se esiste un Dio, il Vasco non vincerà più un titolo per dodici anni”. Si dice anche che Arubinha avesse sepolto una rana - animale portatore di malocchio secondo la credenza locale - nel campo dell’Estadio Sao Januario, casa del Vasco. Molti inizialmente la presero in ridere, ma effettivamente da quel giorno in poi il Vasco non vinse più nulla per quasi dieci lunghi anni. Risultò inutile persino rivoltare il campo tre volte alla ricerca della rana: non fu mai trovata. A spezzare la maledizione fu lo stesso Arubinha, dopo la visita di una delegazione che lo implorò pur di interrompere il malocchio scagliato sul Vasco.
Ora, io non ricordo a memoria una vittoria per 12 a 0 della Samp a Cagliari, ma sono fermamente convinto che alla Sardegna Arena, e pure al Sant’Elia, una rana sepolta da qualche parte ci sia. Altrimenti non si spiegano tutti questi anni di sofferenze, patimenti e sfighe al di là del Mar Ligure. Andare a giocare sull'Isola ormai sta diventando un’agonia. Vi confesso che ad un certo punto, dopo l’1-3 griffato Quagliarella, ho pensato che il 2019 potesse essere davvero l’anno giusto per spezzare la maledizione. Niente da fare. La domanda che ci poniamo tutti in realtà è piuttosto semplice: è più la componente di sfortuna, o quella di ingenuità? Per quanto mi riguarda, non c’è rana che tenga. La Sampdoria ha buttato via una partita nella maniera più strana e ingiusta possibile.
Sul fatto che il Doria non meritasse di perdere credo possiamo essere tutti d’accordo. Attenzione però a sottovalutare la prestazione offerta dal Cagliari: leggo di una squadra che avrebbe fatto “Quattro tiri e quattro gol”. Non è vero. La formazione di Maran lo specchio lo ha centrato 7 volte, contro i 5 tentativi in porta doriani, mentre le conclusioni da fuori sono state 6 per i rossoblù e 3 per i blucerchiati. Non facciamoci accecare dal nervoso che una partita del genere ti lascia sulla pelle per giorni: probabilmente al Cagliari spettava di diritto un punto contro quella che, per lunghi tratti, è stata la migliore Samp della stagione. D’altro canto, se loro sono al quarto posto un motivo ci sarà, no?
La differenza l’hanno fatta i cambi, e su questo non ci piove. Tolti Ramirez ed Ekdal, ad oggi letteralmente insostituibili, per la Samp si è spenta la luce. Anche le evidenti difficoltà di Thorsby in difesa avrebbero meritato un occhio di riguardo. L’ago della bilancia però ritengo sia stato un altro. Mi riferisco all’aspetto mentale, letteralmente determinante in situazioni del genere. La partita con il Cagliari avrà quantomeno una valenza educativa. I blucerchiati per venti minuti si sono sentiti belli, forti, invincibili, scordando la lezione faticosamente imparata durante la cura Ranieri. Per rimanere in Serie A serve una squadra operaia, brutta e cattiva, che si sporca la faccia di fuliggine e suda con la canottiera. Non una formazione che volteggia in doppiopetto e camicia di seta. L’esempio lampante è lo sfarfallante Rigoni che butta un pallone con gran sufficienza verso Rafael al 95’, invece che spedire la palla dalla bandierina tra i piedi di Quagliarella. Qualche istante dopo ci ha pensato la Serie A a sbattere in faccia alla Samp la dura e cruda realtà dei fatti. Sarà bene non scordarsi più la lezione. Poi certo, se io fossi il Doria una rizollatura al Cagliari la regalerei prima della partita di Coppa Italia di giovedì. Hai visto mai, magari salta fuori una rana...
@lorenzomontaldo
@MontaldoLorenzo