Sampdoria, Stankovic: 'Sapevo di dover fare di più, papà Dejan mi guarda sempre'
CRITICHE ALL'INIZIO - "Pensavo a lavorare duro ogni giorno. Sapevo che non bastava quello che stavo facendo, chiedevo a me stesso di più, di andare oltre. Ringrazio Pirlo, i mister dei portieri Pavarini e Clemente, la mia famiglia. Mi sono stati vicini. La società che non mi ha fatto mancare la fiducia. Io riguardavo quegli errori, ma cercavo di non farmi condizionare. Per carattere non ci piango sopra, si sbaglia, so che non si può più tornare indietro e allora guardo avanti per migliorare e non ripetere l' errore. Se ho un mental coach? Ma no… la mia famiglia è il mio mental coach. La panchina di Ascoli? Rispetto qualsiasi scelta dell'allenatore. Se in quel momento per la squadra era più giusto che giocasse Ravaglia, io sono d'accordo. Il mio compito è allenarmi e aiutare i compagni in qualsiasi modo, anche da fuori, dalla panchina".
SVOLTA - "Ce lo meritavamo. La ruota finora per noi non è sempre girata nel modo giusto. Stavolta finalmente siamo passati in vantaggio e l'abbiamo tenuto. Venivamo da due brutti ko. Era fondamentale battere il Palermo, una squadra forte, davanti ai nostri tifosi. Un po' di ossigeno per tutti, ora portiamoci a Modena l'energia positiva del dopo-Palermo e di questi giorni. La nostra classifica non è giusta, abbiamo raccolto un po' meno del seminato. Per dettagli, sfortuna… ".
STAGIONE - "In crescita, con Pisa e Venezia è andata male per me e si sa. Da lì sto facendo il mio. Sto dando il massimo ogni partita, non che non l'abbia dato con Pisa e Venezia... Penso che la perfezione non esista e che ho ancora tanto da migliorare, soprattutto con i piedi, sulle palle alte... in altri aspetti del ruolo, ci sono. La convocazione con la Serbia Under 21? Grande emozione, non vedo l'ora di essere in ritiro. Ho passaporto serbo e sloveno da parte di mamma, sono nato a Roma, vivo in Italia, mi sento italiano e potrei prendere anche quel passaporto. Ma nel calcio ho sempre scelto di rappresentare la Serbia. La mia è una famiglia di serbi, a casa parliamo e mangiamo serbo, la mentalità è quella".
PAPA' DEKI - "Rapporto splendido. Switcha: un po' mi parla da mister e un po' da genitore. Anche lui era andato via da casa giovane, a 18 anni. Come me. Guarda tutte le mie partite. Lo chiamo, "dimmi che ne pensi, da mister". Sono cresciuto nell'Inter dove lui ha giocato per anni, ora sono alla Samp dove lui è stato fino a poco tempo fa. Ha lasciato sempre un buon segno, le persone ne parlano bene. Ha fatto il suo percorso qui, ha dato il 101 per cento. Poi sappiamo tutti come è andata"