Sampdoria, Radrizzani-Ferrero su due pianeti diversi: la partita a poker si protrarrà fino all'ultimo
Fumata nera, nerissima. Troppo bassa, addirittura lontanissima dai parametri minimi fissati per il trust (26,5 milioni di euro) l’offerta avanzata dal management italiano. La disponibilità della sede di corte Lambruschini, liberata dall’ipoteca del Credito sportivo; un credito di 8 milioni di euro sottoposto però a una serie di condizioni che si spingono fino al 2026; l’eredità della causa internazionale pendente fra la Lega calcio e IMG a proposito dello sfruttamento dei diritti televisivi esteri. Una causa miliardaria ma legata ad un contenzioso molto complicato al termine del quale – qualora la Lega risultasse vincitrice – otterrebbe una somma di denaro che, suddivisa fra le società ricorrenti, frutterebbe alla Sampdoria una cifra attorno ai 5 milioni di euro. Quanto allo sfruttamento del marchio-Sampdoria (il Baciccia), tuttora in lease back con Banca Intesa, Radrizzani non sarebbe disposto a riconoscere nulla.
Difficile quantificare l’entità della somma complessiva che Radrizzani-Manfredi vorrebbero pagare, essendo sottoposta ad una serie di condizioni (oltretutto protratte nel tempo) che la rendono estremamente aleatoria. Orientativamente la si potrebbe collocare, nella ipotesi migliore, tra i 10 e i 12 milioni di euro. Per sciogliere il trust ne occorrono non meno di 26,5. Su richiesta esplicita di Vidal questa proposta è stata formalizzata per iscritto. Questa è la versione dei fatti fornita da Gianluca Vidal che ha raccolto il malumore di Massimo Ferrero, deciso a difendersi con tutti i mezzi disponibili, assistito non dall’avvocato Sammarco (che col comunicato di sabato sera, una dichiarazione di guerra rivolta al cda, aveva aperto le ostilità) ma da uno studio internazionale.
Lo scenario pertanto si delinea come segue. In assenza dell’accordo per soddisfare le condizioni del trust, all’assemblea straordinaria di oggi (ore 18,30), in assenza di Ferrero (sarebbe l’ottava volta che il Viperetta dà forfait) un piccolo azionista avanzerebbe al tribunale la richiesta di procedere ad un aumento forzoso di capitale (di 35/40 milioni di euro) nell’ambito della composizione negoziata della crisi della Sampdoria, alla quale Radrizzani-Manfredi hanno aderito in toto. Soddisfacendo le condizioni poste dalle banche creditrici e dai creditori, chirografari e non. Il DL 24-22023 n 13 ha introdotto appunto questo nuovo strumento negoziale che consente, tra l’altro, ad una società di procedere ad un aumento del capitale sociale anche in assenza o con la contrarietà del socio di maggioranza (Ferrero) onde evitare pregiudizi alla società stessa e ai suoi creditori. Se il tribunale accoglierà questa istanza verosimilmente proposta da Across (una fiduciaria che scherma Banca Sistema) esercitabile da parte della nuova proprietà, la Sampdoria potrà fare fronte agli impegni imminenti (stipendi, versamenti fiscali e previdenziali) ed avviare la programmazione della prossima stagione sportiva, rispettando la deadline del 20 giugno per l’iscrizione al campionato di serie B.
L’obiettivo strategico del ticket Radrizzani-Manfredi è di spingere ai margini della Sampdoria l’attuale proprietario ed estrometterlo dal club a colpi di aumenti di capitale, anche offrendosi di acquistare la sua quota azionaria che è vicina al 100% dei 14 milioni dell’attuale capitale sociale. La strada dell’aumento forzoso a dispetto di Ferrero tuttavia espone Radrizzani e Manfredi ai ricorsi giurisdizionali che certamente il Viperetta metterà in campo, con tanto di richieste di sequestro delle azioni altrui. Una insidia che potrebbe seminare di mine il percorso della nuova proprietà. Un accordo, raggiunto anche all’ultimo minuto utile, sarebbe molto più saggio e libererebbe la Sampdoria dalla scomodissima presenza dell’uomo che l’ha tenuta in iscacco per nove lunghi anni. Trascinandola ad un passo dall’estinzione. La partita a poker proseguirà fino all’ultimo istante utile.