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Sampdoria, Giampaolo: 'De Rossi, il futuro, la Roma, la Juve, Praet; dico tutto'
Si comincia parlando di De Rossi, che vorrebbe lavorare con Giampaolo: "E’ una cosa che mi ha confermato tramite Sabatini qualche settimana fa e che mi aveva anticipato lui lo scorso anno, quando siamo andati a giocare a Roma. 'Quando smetto, mi piacerebbe lavorare con te' mi disse. Le sue parole mi hanno fatto piacere perché De Rossi è un campione. Non lo conosco personalmente se non per qualche scambio di battute, ma è un leader, un pretoriano, e questo aspetto di lui mi ha sempre affascinato. Averlo da calciatore un anno? E’ un’idea romantica, ma penso che De Rossi non indosserà la maglia di un’altra squadra italiana: o andrà all’estero o chiuderà la carriera. E credo sia giusto così: le grandi bandiere devono capire qual è il momento giusto in cui smettere e lui lo farà. Il mio telefono per lui? Sempre acceso. In barca con me può sempre montare, poi vedremo se andremo a motore, e quindi con una direzione sicura, o se invece andremo a vela, dove ci porterà il vento"
Una frase che può essere letta anche in chiave futuro: "Non ho deciso niente e non ho ricevuto offerte da altri club. Aspetto di parlare con il presidente Ferrero e di confrontarmi con lui. Non ho una strategia in vista di questo incontro. Zero. Valuteremo il lavoro fatto in tre stagioni, cosa si può fare e dove si può arrivare. Non leggo i giornali e non ascolto la tv. La verità è che in questo momento ho soltanto bisogno di staccare. Ho vissuto un anno intenso e ho necessità di fare discorsi con me stesso, a mente lucida e serena. Lavorando tutti i giorni dalle 9 alle 20 al campo non ci riesco".
Qualcuno lo vorrebbe anche sulla panchina giallorossa della Roma: "Il sogno di Ferrero è acquistare la Roma ed evidentemente tutti quelli che mi vorrebbero sulla panchina giallorossa sono... parenti di Ferrero. Oppure lo dice Ferrero stesso (ride, ndr). Me la cavo così".
Il futuro però potrebbe non essere necessariamente lontano da Genova: "Non è detto. Io ho rispetto per la Sampdoria e in questi anni ci siamo tolti delle soddisfazioni battendo tutte le più forti a eccezione della Lazio. Quando vinci contro Juventus, Napoli, Milan, Inter e Roma vuol dire che hai lavorato bene, che sei cresciuto. Sapevamo e sappiamo di non essere a quel livello, ma non partiamo battuti. Già questo è importante. In più abbiamo valorizzato tanti giocatori, sui quali la società aveva investito, e abbiamo belle strutture che la dirigenza ci ha fornito. Rimanere tanto tempo nella stessa squadra non è facile. Né alla Samp né altrove. Quando uno inizia un’avventura professionale non pensa... ai termini di scadenza anche se tutti siamo in scadenza. Soprattutto gli allenatori che hanno sempre la valigia dietro la porta. Io come tutti non so quello che mi riserverà il domani".
Grandi elogi anche per Quagliarella: "Siccome fisicamente è integro, per lui sarà sempre e solo una questione di motivazioni. Se dovesse vincere la classifica dei marcatori, il prossimo anno dovrà iniziare con un nuovo traguardo. Praet è da grande squadra? Sì, anche se il ruolo che in futuro lo potrà proiettare tra i migliori d’Europa è quello di play basso, davanti alla difesa, e non di mezzala: avevo deciso di utilizzarlo lì, ma poi è arrivato Ekdal che ci ha dato spessore internazionale. Praet può essere il Modric o il Pjanic del domani perché sa giocare, contrastare e ha l’agonismo giusto"
Diverso il discorso su Saponara: "Ha avuto più continuità rispetto agli ultime annate, ma qui è in prestito e questo non è un aspetto secondario. Sicuramente avrebbe meritato quel gol alla Juventus (tolto al var, ndr). Un rapporto non proprio semplice, quello tra la Juve e Giampaolo, che racconta un retroscena: "Mi chiamarono per una chiacchierata interlocutoria Secco e Castagnini, poi per un secondo colloquio a casa di Blanc. Uscii e loro mi dissero che al 99% sarei stato io l’allenatore. Mancava 'solo' la ratifica del consiglio... Due giorni dopo la doccia fredda: fu scelto Ferrara e io ringraziai per l’opportunità".