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    Sampdoria, Giampaolo: 'A Genova ci vivrei. Primo ricordo? Il derby e l'affetto della Sud'

    Sampdoria, Giampaolo: 'A Genova ci vivrei. Primo ricordo? Il derby e l'affetto della Sud'

    • Lorenzo Montaldo
    Marco Giampaolo fa cifra tonda. Quella contro il Parma sarà la centesima partita da parte del tecnico blucerchiato sulla panchina della Sampdoria. Il terzo anno dell'era Giampaolo ormai ha segnato una filosofia di calcio a Genova, e un modo ben preciso di pensare al gioco. "Cento partite per me sono un onore e un orgoglio. Cento partite alla Samp sono cento partite alla Samp. È un bel traguardo per me, che al massimo mi sono fermato due anni all'Ascoli. Un rapporto che va avanti da quasi tre anni e oggi è difficile resistere per tanto tempo nello stesso club. Guarda gli allenatori della Samp che mi precedono in classifica e sto dietro i grandi. Boskov è una leggenda, Novellino si identifica nella Samp, a un Eriksson che cosa gli vuoi dire?" ha detto a Il Secolo XIX.

    Il primo ricordo che viene in mente a Giampaolo, ripensando alla Samp, è significativo: "Il primo derby, vinto 2 -1. Ne venivamo da una miniserie negativa. Quel pomeriggio la Gradinata Sud mi manifestò un affetto e una stima per me inaspettati. Senza che io avessi nei loro confronti nessun tipo di credito o di credibilità. Se mi sono mai sentito a rischio? Sinceramente no. Ci sono stati momenti di difficoltà che fanno parte del gioco, però non ho mai pensato che mi dovessi giocare quella partita da 'dentro o fuori'. Perchè se arrivi a giocarla significa che sei già segnato. Già fuori".

    La critica che viene mossa più frequentemente a Giampaolo è quella di essere un 'talebano': "Ci scherzo sopra, mi sto facendo crescere la barba. I giocatori sanno a memoria i comportamenti collettivi, sanno che spostare un giocatore in una zona di campo non prevista dalla organizzazione significa alterare tutti gli equilibri. Se io non avessi lavorato su nessun tipo di principio collettivo, allora si potrebbe fare tutto. Posso giocare una volta a tre, una volta a quattro, una a uno. Non dico che non si può cambiare, ma si deve programmare il cambiamento con le caratteristiche dei giocatori". 

    Il rapporto con Genova invece è molto positivo: "A Genova ci sto bene, mi piace. Anche se la conosco poco. Se vado in centro mi perdo, ci sono stato una volta accompagnato da mia moglie. So che non è una bella cosa, ma il lavoro mi assorbe completamente. Mi piace il respiro dell'aria di Genova, la gente. Mi trovo bene con la gente. Ci vivrei, sì. Vialli e Mancini? Due campioni che avevano scelto di sfidare le grandi con la Sampdoria. Penso che Boskov sia stato uno degli allenatori più intelligenti della storia del calcio. Conosco tanti aneddoti accattivanti, divertenti, me l'aveva raccontati Bocchino, dodicesimo in quella Samp e nel mio staff Ascoli. Non credo però che facessero la formazione Vialli e Mancini... Perché poi il campione è campione sempre".

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