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Samp, Audero e la 'recompra' Juve: 'Voglio affermarmi qui, e sul gol di Brozovic...'
In queste prime giornate però Audero ha abbassato la saracinesca. E se la Samp subisce pochissimi gol, il merito è anche del giocatore classe 1997, cresciuto nelle giovanili bianconere e ceduto dalla Juve in prestito con diritto di 'recompra'. "Mi sento un giocatore della Samp, il mio obiettivo è affermarmi qui. E se l'ultima parola, la 'recompra ', è della Juve, la prima è della Samp. Il futuro non lo conosco, tornerò alla Juventus, dove sono stato benissimo, oppure no. Ma ora come ora il mio interesse è esclusivamente per la Samp". Oltretutto, Audero con la Juve ha vissuto pure una finale di Champions, quella di Cardiff. " Non ho saltato un allenamento quell'anno lì, giocando ogni tre giorni. L'avevo preso come l'anno in cui dovevo 'starci' e mi è servito tantissimo stare con quei campioni. Sono riconoscente ad Allegri, non mi ha fatto fare un debuttino in A, ma una partita intera a Bologna. E comunque nella Samp siamo in due portieri Champions, c'è anche Vid (Belec, terzo portiere dell'Inter nel 2010) che però l'ha vinta".
Audero sino ad oggi è stato il portiere più impegnato della Serie A per numero di parate: Sono ben 23. "Il salto di categoria è stato notevole" ha raccontato a Il Secolo XIX. "La differenza tra A e B è tanta, purtroppo. L'ho affrontato con la voglia di metterci la concentrazione massima. Poi anche di fronte a certi numeri bisogna fare la tara. Dopo le partite non riesco a dormire. Arrivo a casa e me le rivedo. Ad esempio ero curioso di rivedere il gol di Brozovic. È vero, io sono molto autocritico. Era un tiro difficile, perché avevo tanti compagni davanti che mi ostruivano la visuale, per di più la palla è andata a abbassarsi. Sono riuscito solo a toccarla e non a deviarla. E lì sta la differenza, perché se la pari fai un bel intervento, se la tocchi e non la pari diventa un mezzo errore. Certo si può sempre fare di più è meglio nella vita, ma in quel caso secondo me non era poi così scontato".
Per quanto riguarda lo stile tra i pali, il modello è sempre quello: "Avendo avuto la fortuna di allenarmi per tanto tempo con Buffon, è normale che abbia cercato di 'assorbirlo', di fotocopiarlo. Però i modelli non esistono. Alla fine il modo di stare in porta è solo tuo. Per qualcuno, da fuori, la mia parata è l'uno contro uno. L'uno contro uno coinvolge aspetti di psicologia. Tu cerchi di indurre l'avversario all'errore, lui di prenderti il tempo leggendotelo negli occhi. Mi piace l'uno contro uno. Ma non è il top. Non mi è mai piaciuta la parata sotto l'incrocio, quella scenica, da fotografia. Mi piace di più quella sul colpo di testa, sul tiro ravvicinato potente. Mi esalto in quelle situazioni lì".
Caratterialmente, Audero si definisce un tipo pacato: "Sono un portiere atipico. Sono tranquillo. Non so come siano gli altri portieri, quelli etichettati come 'pazzi', forse ci si marcia anche un po' su questo stereotipo... Certo un po' di 'ignoranza', di follia ci deve essere, però sana. In fin dei conti ti tuffi sempre tra i piedi di uno che sta calciando un pallone. Donnarumma? Le spinte mediatiche penso siano sempre esistite, dipende anche dall'età, dalla squadra dove giochi. Ma non basta, devi avere anche qualità e lui ne ha davvero tante. Ora sta facendo bene, è normale che se continua così sia quello più spinto. Ma dietro siamo in tanti, a partire da Perin". E non dimentichiamoci di Audero.