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Samp, l'importanza di essere Emiliano Viviano
Genova, per Viviano, è stato il posto giusto al momento giusto. Perchè alla Sampdoria, dopo gli anni di Romero-Da Costa, erano alla ricerca di un titolare e di punti saldi. E anche perchè quel portiere un po' eccentrico ma tanto innamorato del gioco del calcio si è subito fatto amare dal popolo blucerchiato. Che lo ha adottato immediatamente, per le sue esternazioni di gioia ai gol, per quelle esultanze da vero tifoso in campo, per quell'abbandonarsi completamente nell'abbraccio della maglia che indossa. Viviano non è un giocatore normale, perchè vive il calcio con quella passione tipica dell'uomo comune, che va allo stadio e tifa. Una peculiarità che a volte può essere un limite, vedi l'esperienza alla Fiorentina, ma che a Genova si è trasformata nella sua più grande fortuna.
Poi c'è anche il campo, e lì non si può proprio discutere: Viviano si è preso la porta della Sampdoria, che dai tempi di Storari non aveva più avuto un numero uno, o meglio, un numero "2" così determinante. Tanto per citare qualche episodio, con la Roma all'andata in questa stagione fece il fenomeno. Ricordate la punizione di Pjanic? E di derby, poi, ne ha salvati due: la respinta dopo la traversa di Kucka, o l'intervento sul 2-3 di quest'anno, sono state due delle parate più belle fatte recentemente da un portiere al Ferraris.
Basterebbe questo, a giustificare un amore corrisposto nonostante qualche 'mugugno' di troppo da parte di una piccola, irrisoria fetta di tifoseria. Eppure il legame tra Viviano e la Sampdoria si rinsalda sempre più, di partita in partita, ogni volta che si gira verso la Sud per esultare con la sua gente. Anche nella trasferta del Bentegodi, nel momento più difficile della gara per i blucerchiati, lui c'è stato.
Ci sarà anche domani a ad Empoli, per portare avanti la sua imbattibilità, arrivata a 197 minuti consecutivi: una piccola impresa, considerando il trend stagionale. Ma Viviano ha imparato che le sfide, a Genova, gli riescono tutte un po' più semplici.