Salisburgo, Ciardi a CM: "Ecco perché ho lasciato l'Inter. Ora voglio tornare in Italia, già a gennaio"
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Oggi Ciardi è passato al Liefering, la seconda squadra degli austriaci che milita nella seconda divisione austriaca. È transitato ovviamente dalla squadra Under 18 del Salisburgo e ora è entrato effettivamente nel calcio dei grandi. Nato a Carate Brianza, Monza, aveva dato i suoi primi calci al pallone alla Concorezzese, club dilettantistico lombardo, prima del grande salto all’Inter dove ha stupito, anno dopo anno, categoria dopo categoria, per precocità e classe. Ha talento nei piedi, inventiva, visione di gioco e genio e, a queste caratteristiche, unisce un fisico forte e potente. È un 10 ma in questo calcio attuale, che sempre più spesso fa a meno dei trequartisti, si è già riciclato anche da mezzala di fantasia e inserimento o da esterno in modo da poter rientrare in mezzo al campo e provare la giocata vincente. I suoi ultimi mesi sono stati complicati per diversi infortuni che gli hanno messo i bastoni tra le ruote ma, messi ormai alle spalle questi stop, il futuro è tornato a essere roseo per lui.
Nonostante insistenti voci in estate che lo vedevano di ritorno in Italia – e all’Atalanta – Ciardi è rimasto a Salisburgo, coccolato e spronato dall’organizzazione certosina della Red Bull, la stessa che ha coltivato e poi lanciato nel grande calcio giocatori come Haaland, Sesko e Szboloszlai. Sui muri dell’Academy campeggia la scritta "Noi siamo il calcio di domani", Alessandro Ciardi però vuole che quel domani arrivi più in fretta possibile. Lo abbiamo sentito in esclusiva, ecco cosa ci ha detto.
"Noi siamo il calcio di domani", il motto della Red Bull Academy, partiamo da qui. Cosa ti ha spinto a scegliere il Salisburgo e cosa ti piace di più di questa galassia? “Quello che più mi ha impressionato sono le strutture e la loro voglia e pazienza di far crescere i giovani nel modo più giusto. Differenze con l’Italia e il modo in cui giochiamo? All’estero vedo un calcio un po’ meno tecnico ma molto più fisico e con un poco più di intensità”.
Come è stato fare il salto nel calcio dei grandi?
“È diverso soprattutto a livello di pensiero. Bisogna già saper cosa fare prima che arrivi il pallone ma del resto è la velocità di pensiero quello che fa la differenza tra un giocatore forte ed un campione”.
Ti chiami Alessandro in onore di Del Piero? Oggi a chi ti ispiri?
“È vero, mio padre e mia madre hanno deciso di darmi questo nome in suo onore, era una bandiera della Juventus e del calcio italiano in generale. Al giorno d’oggi mi piace tanto veder giocare Dybala e Bellingham”.
Sei un numero dieci, un ruolo in estinzione. Cosa ne pensi di questa deriva del trequartista?
“Sì, il trequartista è un ruolo abbastanza complicato dove si ha bisogno di vivere il calcio e liberare tutta la fantasia ed immaginazione del giocatore. È purtroppo in estinzione perché si lascia poca libertà ai giocatori di esprimersi e di provare la giocata che può cambiare la partita. A me però piace molto anche giocare da esterno destro. In questo modo ho la possibilità di puntare l’uomo verso l’interno del campo portandomi la palla sul mancino che è il mio piede forte”.
Il tuo ex allenatore Paolo Annoni ha detto che “quello che colpisce di te è la bellezza del tuo calcio: vederti giocare è una meraviglia per gli occhi, perché è evidente che ti diverti ogni volta che scendi in campo". Ti riconosci in queste parole?
“Sì, mi rivedo in queste parole perché è quello che cerco quando entro in campo. Quando gioco il mio obiettivo principale è divertirmi, portando la mia squadra alla vittoria ed essendo il più decisivo possibile”.
Cosa ti ha spinto a lasciare l’Inter?
“Ho lasciato l’Inter perché ho ricevuto un’offerta dall’estero come quella del Salisburgo che mi ha presentato un progetto molto importante”.
Quale dei giocatori della prima squadra segui o ti piace di più?
“Della prima squadra del Salisburgo mi piace tanto veder giocare Adam Daghim. È un ragazzo giovane che si diverte a giocare e con una forza e velocità incredibile”.
Capitolo Nazionale. Punti a essere convocato in futuro? Cosa devi fare per convincere prima o poi Spalletti?
“Ovviamente vestire la maglia azzurra è sempre uno dei miei obiettivi purtroppo ultimamente non è stato possibile. Per essere notato da mister Spalletti bisogna lavorare e pensare a ciò che bisogna fare adesso, passo per passo. Non ho sentito ultimamente Franceschini, il ct dell’Under 18, però ho seguito la squadra da casa e ho guardato l’ultima loro gara con la Spagna. Per il momento penso a tornare a giocare e farlo al meglio poi sono sicuro che tutto verrà di conseguenza”.
Ti manca l’Italia, torneresti a giocare qui? Nella scorsa estate a te si è interessata l’Atalanta…
“Tornare a giocare in Italia è il mio obiettivo per questo mercato invernale. Sì, spero di tornare al più presto”.
Quali sono i tuoi obiettivi nel breve e quelli futuri?
“In questo momento ho solo un obiettivo: tornare al top della forma e lasciar parlare il campo”.
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Ma oltre alle parole e ai soldi offerti gli dal Salisburgo ( red bull) , cosa ha fatto di eccezio...