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    Sacchi: 'Così uccidono il calcio, interessi forti dietro Tavecchio'

    Sacchi: 'Così uccidono il calcio, interessi forti dietro Tavecchio'

    Arrigo Sacchi dice basta a Carlo Tavecchio. L'ex ct dell'Italia ha dichiarato in un'intervista al Corriere della Sera: "Un giorno sono stato frainteso e messo sulla graticola, addirittura tacciato di razzismo. Hanno estrapolato due frasi da un discorso più ampio e approfondito, le mie parole sono state strumentalizzate ad arte. Io razzista dopo 43 anni di calcio, di educazione sportiva, dove ho allenato più giocatori di colore io di chiunque altro". 

    D’accordo Sacchi, ha ragione, ma l’esempio di Tavecchio è ben diverso... 
    "Lasciamo perdere un attimo Tavecchio, ci torneremo dopo, le darò la mia opinione. Voglio raccontare un fatto, vero non chiacchiere: allenavo il Milan, volevo Frank Rijkaard, Berlusconi era rimasto conquistato da un altro giocatore (Claudio Borghi, ndr ). Non c’era verso di convincerlo. Allora mi sono dimesso da allenatore. Solo allora Berlusconi si convinse e prese Rijkaard. Ci siamo intesi giusto?". 

    Intesi, eccome: Rijkaard non solo è di colore, ma campione campionissimo, esecutore perfetto delle idee di Sacchi, uomo squadra, per nulla egoista, al servizio e in aiuto dei compagni, fu una fortuna di quel Milan. Come Ruud Gullit, anche lui di colore. 

    "Eppure per una frase mai detta, sfruttata ad arte da un giovane cronista, sono finito nelle pagine di tutto il mondo, attaccato, calpestando tutta la mia storia di uomo e di allenatore. Chi mi criticò in modo feroce? Pensate voi, Sepp Blatter". 

    Mi parlava dell’articolo di Battista sul 'Corriere'. 
    "Sostiene tesi giuste, vuole scuotere un mondo, quello sportivo. Ma non sono omertosi solo il calcio e lo sport. Meglio, se lo sono è perché il nostro Paese è omertoso. Il calcio è la metafora della vita di tutti i giorni". 

    Cosa intende? 

    "Massì, viviamo in un sistema dove prevalgono i privilegi, gli interessi rispetto ai meriti e ai valori. Ha mai visto un presidente federale eletto secondo un programma?". 

    Anche Tavecchio? 
    "Tavecchio non è un razzista, creda a me. Nemmeno xenofobo. Lo conosco bene. Lui parla come se fosse sempre al bar. La smetta". 

    Parlava del sistema di elezione del presidente? 
    "Il mio ragionamento esula da Tavecchio. L’elezione del presidente federale avviene attraverso gruppi di poteri, non certo pensando al bene comune. E lo stesso Tavecchio non è certo stato eletto perché sostenitore di un buon programma. Questo nel nostro sistema passa in second’ordine...". 

    Preoccupato per la crescita sportiva in Italia? 

    "Il divismo e il business stanno ammazzando il calcio". 

    Come lo si tiene in vita? 
    "Rispettando i valori, il merito, l’educazione sportiva, lavorando sui giovani". 

    Lei però dopo quattro anni di direzione e guida delle nazionali giovanili ha lasciato. 
    "Credo si sia fatto un buon lavoro, seppur tra mille difficoltà e disattenzioni. Certe proposte, alcuni progetti, validissimi, sono stati ostacolati, non sono stati messi in condizione di decollare proprio perché si sono coalizzati interessi particolari, di bottega". 

    Visto che Tavecchio non ci pensa proprio a dimettersi, al prossimo appuntamento elettorale federale perché non si candida lei, Sacchi? 

    "In passato mi proposero una esperienza di questo genere. Ma compresi subito i giochi di sistema, gli schieramenti di potere, preferii lasciar perdere". 

    Quindi si resta con questo andazzo? 
    "Ho una domanda...". 

    Quale? 
    "D’accordo, ripuliamo la faccia. Poi siamo sicuri che il cuore, il corpo, il fisico, l’anima siano puliti?". 


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