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    Sabatini: 'Sampdoria, che rimpianto. La Serie A la vedo male, perché sono uno spettatore'

    Sabatini: 'Sampdoria, che rimpianto. La Serie A la vedo male, perché sono uno spettatore'

    Torna a parlare Walter Sabatini. Lo fa in una lunga intervista dedicata ad una sua ex squadra, la Sampdoria, anche se non possono mancare accenni alla vicenda Salernitana: "Non ho ancora metabolizzato la fine della mia storia con la Salernitana, dopo sei mesi di lavoro incessante… Ma non ne voglio parlare, dai" ha detto a Il Secolo XIX. "Come la vedo la Serie A? Molto male. Perché sono uno spettatore. Per me una situazione difficile da sopportare. Io non sono uno spettatore nel calcio. Mi sento defraudato di qualcosa che mi appartiene. Quindi, la vedo male. Ecco, comunque più che della Salernitana vorrei parlare di Sampdoria…".

    Il club blucerchiato è un rimpianto per il dirigente: "Uno dei miei più grandi rammarichi professionali. Ho vissuto male quell’esperienza, perché sono stato fisicamente male. Ho dato un contributo ignobile, irrilevante. Per fortuna avevo il sostegno di Massimo Ienca e Carlo Osti, mi “coprivano”, mi aiutavano. Carlo lo conosco da anni. Valore aggiunto della società. Preparato, sa tenere insieme i pezzi, lavorare d'anticipo sui sentimenti delle persone. Ha portato alla Samp risultati rilevanti, tanti mercati in attivo, lui ha rapporti con tutti i dirigenti del calcio italiano. È un uomo di una onestà brutale e mi riferisco alla sua pulizia morale nei rapporti interpersonali. Non posso non citare poi l’alta qualità di Antonio Romei, la freschezza e la competenza del responsabile dello scouting Baldini, che conosco bene. E un pensiero per Ferrero, con lui ho avuto un pesante scazzo in un post-partita, ma lo ringrazio per avermi voluto".

    Come vede da fuori il direttore la situazione doriana? "Come quella di tante altre. Non ha certo il primato assoluto della difficoltà la scorsa è stata ancora più complicata a causa dell’inciampo di Ferrero. La Samp sta combattendo, ma sono certo che se ne tirerà fuori. Giampaolo è una garanzia. So che uno dei pensieri principali di chi le vuole bene, ora, riguarda il futuro. Il cambio di proprietà. Penso che attraverso quella muraglia umana della Gradinata Sud che mi ricorda il “muro giallo” del Dortmund, attraverso la passione che alimenta i tifosi, sappia esprimere una potenza popolare esclusiva. Un tesoro. Chi arriverà, deve tenerne conto. Potevo andare alla Samp 10 anni prima, mi aveva cercato Riccardo Garrone, eventi diversi mi portarono alla Roma. Arrivai nell’estate 2018. E vorrei tornare a quel momento e cambiare gli orizzonti".

    A proposito di possibili arrivi, che opinione ha Sabatini degli americani nel calcio? "Hanno una impostazione “Moneyball”, bisogna adeguarsi a quegli schemi mentali, più inclini alla statistica applicata allo sport. Ho capito che l’evoluzione porta alla flessibilità, anche se io resto della mia idea, va bene che mi dici che quel calciatore ha fatto 1.000 cross, ma voglio sapere e conta come li ha fatti. Penso che i fondi americani non siano negativi, pur con qualche incongruenza. Il problema del calcio italiano è che mancano i soldi, non i metodi. Siamo i depositari di una cultura calcistica antica, dobbiamo essere più aperti al nuovo. Al diverso. Anche io ora guardo i numeri, anche se non hanno la forza o il potere di farmi cambiare idea. Li guardo ad esempio per i centrocampisti, la prestazione atletica, il numero di km percorsi, dati inconfutabili, per arricchire il mio bagaglio. E se ho cominciato a farlo io che sono uno stantio".

    A Salerno, Sabatini aveva portato Bonazzoli. Lo riscatterebbe? "Subito. Grande punta che appaga la mia sete di estetica nel calcio. Solo un cieco non si accorge di quanto sia forte. Ha segnato gol fondamentali per la salvezza della Salernitana, che ho vissuto come una situazione ipnotica, l'inseguimento di un ideale, un miracolo, da consumare in pochi mesi. Da rincorrere con felicità, come disse Davide Nicola".

    Quali saranno le prossime mosse del direttore? "Sempre tanti progetti, sono propositivo con me stesso. Dove mi vedo? Da tutte le parti. Il calcio non mi può squalificare, congelare, sono ottimista. Dopo la separazione dalla Salernitana, mi trovo in una condizione che definisco di riposo coattoa"

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