Sabatini: Roma e marketing, restituite i soldi ai tifosi di Borisov
Google Maps indica 2500 chilometri, 25 ore in macchina o 3 ore scarse in aereo. Il volo si trova a poco meno di 250 euro, che più o meno è anche il costo di un viaggio in auto, a patto di essere in quattro e non esagerare tra soste e pernottamenti. Poi c’è il biglietto, ma quello si sa quanto costa: in casa e trasferta fa lo stesso, sono soldi dati alla squadra del cuore e perciò spesi benissimo.
In città si mangia dove capita, che tanto all’estero fa quasi tutto schifo. Si gira un paio d’ore in centro-città a testa all’insù, per catturare qualche immagine da consegnare alla memoria turistica. Selfie ricordo o foto classiche, possibilmente in piazza. Un po’ di caldo o un po’ di fresco (dipende dalle stagioni) conquistato andando a zonzo in qualche centro commerciale. Si fa tutto, basta poi arrivare in fretta al momento magico. Quello che fa battere più forte il cuore: quando con il fiatone si fanno gli scalini a due a due, per arrivare al posto indicato dal biglietto. Gli scalini sono in tutti gli stadi e sembrano tutti uguali. Nuovi o vecchi, scrostati o riverniciati, giallognoli o verdini, rappresentano la scalata verso il paradiso che non può attendere: la visione dello stadio da tifare e colorare e cantare. Lo stadio “nemico” da conquistare.
Poi inizia la partita. Salgono ansia e speranza. Cuore e batticuore e. Punto.
Un, due, tre: tre gol presi da scemi. Maledetta trasferta e soldi buttati via, l’aveva pensato anche la fidanzata che pure ormai non s’azzarda più a dirlo perché sa che poi si litiga per nulla. E come sarà lungo il ritorno a casa… Quando vai sembra veloce ma quando torni se hai perso non passa mai. Qui intanto non si rimonta, guarda ‘sti morti. Ecco, poi ci mancava anche il telefonino, che costa un botto senza roaming disattivato. Raffica di sms e whatsapp: ma che è, impazzito il gestore? Oddio, non sarà mica successo qualcosa a casa?
Non è successo niente. Semplicemente, un’immagine tv. L’immagine del tifoso deluso in trasferta: quella che unisce davvero tutti i tifosi del mondo. Sì, perché gli italiani esultano anche nelle notti di coppe, ammettiamolo, quando segnano le squadre straniere, senza neppure conoscerne il nome. Ma quando inquadrano in tv un tifoso con quella faccia lì, di primo impatto si ride. Poi però tutti, proprio tutti, si capisce che quella faccia lì è (oppure è stata o sarà prima o poi) anche la nostra. E non è giusto soffrire così.
Succedeva così a Borisov, con la Roma che giocava come il Cesena, indossando l’ultima maglia del Cesena. Questioni commerciali, quelle 50 sfumature di grigio con zero sensualità calcistica e nemmeno una righina giallorossa. Marketing e merchandising: sapete che significano queste parole “parolacce”? Semplicemente altri soldi da spillare ai tifosi. Come se non bastassero i 250 euro più panino, pernottamento e biglietto.
Ecco, allora una proposta. Cara Roma, stavolta fai una bella operazione di marketing con il cuore: trova i tifosi di questa foto, rintracciali e rimborsa loro la trasferta. E magari offri anche un biglietto gratis per la prossima partita con il Bayer Leverkusen, che ci sarà bisogno dell’Olimpico bello pieno, per passare il turno. Senza che questo diventi un precedente, ovvio. Perché le società non possono rimborsare tutti i tifosi delusi, altrimenti non finirebbero più.
Ma senza che diventi un precedente, stavolta si può tentare un’eccezione? Guardate che facce, quei tifosi lassù nella foto. Li hanno visti in tutta Italia, ieri sera in tv: oggi non meritano di essere rivisti un po’ meno tristi?
Sandro Sabatini (giornalista Premium Sport)
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