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Sabatini: se la Juventus vince è merito di Conte, se perde è tutta colpa di Allegri
Trapattoni, Lippi, Capello, Conte e compagnia della panchina: nella storia ultracentenaria della Juventus, mai un allenatore aveva centrato scudetto, Coppa Italia e finale di Champions. Eppure, non è bastato ad Allegri per dirottare le critiche in periferia. I commenti lo mirano e lo colpiscono perfino con monotonia intellettuale. L’altro giorno, il Corriere dello Sport diretto da Alessandro Vocalelli, con un’analisi del bravo Antonio Barillà, ha fatto scalpore perché è andato controcorrente: unico quotidiano a non vedere tutto nero nel mondo bianconero. Ha avuto ragione, anche perché questo primo anno senza la Trinità (Pirlo-Vidal-Tevez) va esaminato anche con le responsabilità della società sul mercato.
Marotta e Paratici, bravissimi negli ultimi anni, hanno regalato Llorente e preso Mandzukic a 15 milioni: mah… Il gratuito Matri è stato rimpiazzato da Zaza pagato a peso d’oro: boh… Tevez è andato via a zero dove l’ha portato il cuore, mentre Dybala l’ha portato Zamparini dopo aver incassato una quarantina di milioni: succede… Il good-bye di Pirlo rimediato da Khedira senza spargimento di milioni: zero presenze… L’affarone Vidal-Bayern compensato dagli affarini Hernanes-Cuadrado: all’ultimo giorno, però… E infine i sei paladini della difesa hanno un anno in più, e sono già giovanotti over trenta: Buffon, Lichtsteiner, Barzagli, Bonucci, Chiellini ed Evra. D’accordo, sono arrivati Neto, Rugani e AlexSandro, ma forse solo quest’ultimo ha immediate ambizioni da titolare.
Così i punti fermi diventano Pogba e Morata. Dovrebbero prendere per mano tutti i compagni, ma sembrano ancora acerbi. Nella tecnica non si discutono, nel carattere sì. Hanno bisogno di calma e pazienza. Virtù che la Juventus potrebbe anche avere. Ma i tifosi, no. Così fischiano. E addirittura s’infuriano se Bonucci (sui social) o Buffon (in faccia alla curva) li invitano a sostenere anziché criticare.
Dalla finale di Berlino sono trascorsi 100 giorni appena. Ma sembrano cent’anni: di solitudine per Allegri, che non smette di interrogarsi. Non si capisce con quale metro vada giudicato. I risultati? Sono dalla sua parte, e non da oggi. Il gioco? Questione di punti di vista, opinabili. E allora non si capisce perché i crolli del Chelsea quest’anno e del Borussia Dortmund l’anno scorso abbiano appena sfiorato Mourinho e Klopp. Invece, la Juve che perde è colpa di Allegri. Quella che vince, merito della società, dei giocatori o del lavoro lasciato in eredità da Conte. Ripetitive, noiose, banali e pretestuose: le critiche fino a ieri sono andate così. Qualche giorno fa, a Radio Sportiva, ho risposto a tifosi juventini che telefonavano per chiedere l’esonero di Allegri. Uno proponeva Montella, un altro Lippi. A un altro ancora andava bene chiunque, in panchina. Anche suo nonno.
Si creano ondate di consensi e di opinioni che s’ingrossano come valanghe. Attraverso i social, certe posizioni si fomentano e tutti si sentono più forti, più fighi e più furbi arruolandosi negli eserciti da tastiera. Poi magari incontrano il colpevole di tanta rabbia e gli chiedono un selfie, facendo una smorfia giovane, una linguaccia. Va così. Ogni squadra e ogni argomento ha il suo colpevole designato dal gruppo: Montolivo al Milan, per esempio, quest’anno non aveva mai giocato però guai a pronunciare il suo nome. Domenica è stato il miglior rossonero nel derby, ma vietato dire o scrivere “scusate, ho sbagliato”: il bullismo social non lo prevede. Semmai si cambia argomento, si sceglie un nuovo bersaglio e tutti addosso.
Va così. Ma non è giusto. Qui lo dico e qui lo scrivo. Ora scatenatevi con i commenti: non ne verrà censurato neanche uno. Se qualcuno gode ad incazzarsi e non ha null’altro nella vita, faccia pure.
A proposito... La prima serata di Champions League su Premium è stata un successo. La dedichiamo a chi l’ha vista. Chi non l’ha vista, se la può far raccontare: non è la stessa cosa, ovvio. Ma non c’è bisogno che ve lo dica io. Lo capite da soli, se vi staccate dal branco. Però ci vogliono coraggio, personalità e intelligenza. E carattere. C’è chi lo ha. E chi preferisce invece nascondersi nel branco. Quel branco che urla “è tutta colpa di…”.
Sandro Sabatini (giornalista Premium)
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