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    Sabatini: se la Juventus vince è merito di Conte, se perde è tutta colpa di Allegri

    Sabatini: se la Juventus vince è merito di Conte, se perde è tutta colpa di Allegri

    L’anno scorso aveva sfruttato il lavoro di Conte. Alla seconda stagione combina solo disastri. Le sue partenze al rallentatore sono un classico. La squadra non ha gioco. Peggio: un’accozzaglia di giocatori senza capo né coda. Era il “povero” Massimiliano Allegri il soggetto, sottinteso, fino alle ore 20.45 del primo martedì di Champions. Anzi, fino alle 22 abbondanti, quando il Manchester City in vantaggio 1-0 avrebbe orientato qualsiasi commento, a prescindere dal gioco, dalla tattica, dalle scelte di formazione e dal valore dell’avversario. Sarebbe stata colpa di Allegri a prescindere… La critica va così. E non da oggi.

    Trapattoni, Lippi, Capello, Conte e compagnia della panchina: nella storia ultracentenaria della Juventus, mai un allenatore aveva centrato scudetto, Coppa Italia e finale di Champions. Eppure, non è bastato ad Allegri per dirottare le critiche in periferia. I commenti lo mirano e lo colpiscono perfino con monotonia intellettuale. L’altro giorno, il Corriere dello Sport diretto da Alessandro Vocalelli, con un’analisi del bravo Antonio Barillà, ha fatto scalpore perché è andato controcorrente: unico quotidiano a non vedere tutto nero nel mondo bianconero. Ha avuto ragione, anche perché questo primo anno senza la Trinità (Pirlo-Vidal-Tevez) va esaminato anche con le responsabilità della società sul mercato.

    Marotta e Paratici, bravissimi negli ultimi anni, hanno regalato Llorente e preso Mandzukic a 15 milioni: mah… Il gratuito Matri è stato rimpiazzato da Zaza pagato a peso d’oro: boh… Tevez è andato via a zero dove l’ha portato il cuore, mentre Dybala l’ha portato Zamparini dopo aver incassato una quarantina di milioni: succede… Il good-bye di Pirlo rimediato da Khedira senza spargimento di milioni: zero presenze… L’affarone Vidal-Bayern compensato dagli affarini Hernanes-Cuadrado: all’ultimo giorno, però… E infine i sei paladini della difesa hanno un anno in più, e sono già giovanotti over trenta: Buffon, Lichtsteiner, Barzagli, Bonucci, Chiellini ed Evra. D’accordo, sono arrivati Neto, Rugani e AlexSandro, ma forse solo quest’ultimo ha immediate ambizioni da titolare.

    Così i punti fermi diventano Pogba e Morata. Dovrebbero prendere per mano tutti i compagni, ma sembrano ancora acerbi. Nella tecnica non si discutono, nel carattere sì. Hanno bisogno di calma e pazienza. Virtù che la Juventus potrebbe anche avere. Ma i tifosi, no. Così fischiano. E addirittura s’infuriano se Bonucci (sui social) o Buffon (in faccia alla curva) li invitano a sostenere anziché criticare.

    Dalla finale di Berlino sono trascorsi 100 giorni appena. Ma sembrano cent’anni: di solitudine per Allegri, che non smette di interrogarsi. Non si capisce con quale metro vada giudicato. I risultati? Sono dalla sua parte, e non da oggi. Il gioco? Questione di punti di vista, opinabili. E allora non si capisce perché i crolli del Chelsea quest’anno e del Borussia Dortmund l’anno scorso abbiano appena sfiorato Mourinho e Klopp. Invece, la Juve che perde è colpa di Allegri. Quella che vince, merito della società, dei giocatori o del lavoro lasciato in eredità da Conte. Ripetitive, noiose, banali e pretestuose: le critiche fino a ieri sono andate così. Qualche giorno fa, a Radio Sportiva, ho risposto a tifosi juventini che telefonavano per chiedere l’esonero di Allegri. Uno proponeva Montella, un altro Lippi. A un altro ancora andava bene chiunque, in panchina. Anche suo nonno.

    Si creano ondate di consensi e di opinioni che s’ingrossano come valanghe. Attraverso i social, certe posizioni si fomentano e tutti si sentono più forti, più fighi e più furbi arruolandosi negli eserciti da tastiera. Poi magari incontrano il colpevole di tanta rabbia e gli chiedono un selfie, facendo una smorfia giovane, una linguaccia. Va così. Ogni squadra e ogni argomento ha il suo colpevole designato dal gruppo: Montolivo al Milan, per esempio, quest’anno non aveva mai giocato però guai a pronunciare il suo nome. Domenica è stato il miglior rossonero nel derby, ma vietato dire o scrivere “scusate, ho sbagliato”: il bullismo social non lo prevede. Semmai si cambia argomento, si sceglie un nuovo bersaglio e tutti addosso.

    Va così. Ma non è giusto. Qui lo dico e qui lo scrivo. Ora scatenatevi con i commenti: non ne verrà censurato neanche uno. Se qualcuno gode ad incazzarsi e non ha null’altro nella vita, faccia pure.

    A proposito... La prima serata di Champions League su Premium è stata un successo. La dedichiamo a chi l’ha vista. Chi non l’ha vista, se la può far raccontare: non è la stessa cosa, ovvio. Ma non c’è bisogno che ve lo dica io. Lo capite da soli, se vi staccate dal branco. Però ci vogliono coraggio, personalità e intelligenza. E carattere. C’è chi lo ha. E chi preferisce invece nascondersi nel branco. Quel branco che urla “è tutta colpa di…”.

     
    Sandro Sabatini (giornalista Premium)

    Twitter: @Sabatini  -  Facebook: SandroSabatiniOfficial
     

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