fabio.manfreda
Sabatini, il perdente di successo molla la Roma: rimedierà ai disastri di Galliani?
Sia chiaro, però, che Sabatini non è un vincente: dal 1992, quando ha cominciato a fare il direttore sportivo (con un’interruzione di cinque anni per una brutta squalifica), non ha mai alzato un trofeo né conquistato un campionato, anche di serie C. Non c’è riuscito neppure alla Roma, benché abbia avuto una certa disponibilità economica e sia capitato in giallorosso in un’epoca in cui le milanesi erano in netto calo per le difficoltà finanziarie che conosciamo. Si dirà che non poteva battere questa Juve che s’è presa tutti gli scudetti, però non ci è mai andato davvero vicino, e soprattutto non ha portato ai colori giallorossi nemmeno una coppa, di qualsivoglia genere (in questo stesso periodo, ad esempio, il Napoli ha vinto due coppe Italia e una l’ha portata a casa anche la Lazio di Lotito).
Bisogna riconoscere a Sabatini di avere individuato, nel corso della carriera, numerosi talenti dalla cui cessione i suoi club hanno poi ricavato notevoli plusvalenze. Per questo motivo gode della comprensibile stima di tanti addetti ai lavori (benché diversi di loro ne discutano i metodi). A noi, però, resta il forte dubbio che si tratti di un grande talent scout, ma di un direttore di società molto meno grande: non un numero uno, insomma, il ruolo che ha invece occupato alla Roma da quando se n’è andato Baldini.
Vista la considerazione che tanti club hanno di lui, diametralmente opposta rispetto ai suoi successi sul campo, qualcuno lo ha definito un perdente di successo: azzeccato, diremmo. La Roma degli americani, arrivata a cinque anni senza trofei, può semmai sperare che le capiti ciò che accadde alla Lazio otto anni fa: via Sabatini, conquistò subito il primo trofeo dell’era Lotito.
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Stefano Agresti
@steagresti
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