Sabatini: più Garbo per Luis Enrique
Guardando Bayern-Barcellona e scorrendo Facebook, spunta un post di Daniele Garbo, giornalista di Mediaset. L’ha scritto domenica sera, ha raccolto mezzo migliaio di “like” e un centinaio di commenti. Senza andare a cercarlo, lo vedete qui sotto. E’ l’umile (anche troppo) e riconoscente (il giusto) saluto al suo mestiere di giornalista. Se non l’avete già fatto, leggetelo.
Conosco Daniele Garbo professionalmente bene, ma personalmente poco. Comunque non ho titolo per aggiungere altre parole alle sue, se non una: stima. Gli ho schiacciato un "mi piace" e via. Poi ho continuato a guardare Bayern-Barcellona, pensando che a fine carriera nè Luis Enrique nè Guardiola, nè altri allenatori lasceranno in eredità un post così. Eppure basterebbe cambiare poche parole, nella frase cruciale: "Sono stato fortunato e privilegiato ad aver trovato presidenti e giocatori che mi hanno dato fiducia".
Guardiola è fortissimo, bravissimo, elegantissimo, coltissimo e superlativissimo. Ma ha vinto a Barcellona con Messi, non a Monaco con la birra. E la storia è impietosa: il Bayern del rottamato Heynckes conquistò la Champions senza spendere un capitale; quello del costosissimo (altro superlativo) Pep è uscito in semifinale due volte, beccando dieci gol in quattro partite da Real e Barça. "I Fenomeni sono solo quelli della natura", mi disse una volta Ronaldo, cui da giovane non piaceva quel soprannome che pure entrava nei cori dei tifosi ed è rimasto nella storia, ancora lo accompagna per differenziarlo dal Ronaldo aggiornato CR7. Forse aveva ragione, forse no: personalmente, qualche giocata e qualche giocatore mi sembrano "fenomenali", senza per questo mancare di rispetto a Madre Natura.
Di sicuro "i Fenomeni non sono quelli della panchina". Ecco, questo va detto. E l'esempio arriva sempre da tv e social network, che tre anni fa si scatenavano per sbeffeggiare Luis Enrique e adesso non chiedono scusa. Travolto dall'autoironia dei romanisti e l'ironia di tutti, l'attuale allenatore del Barça ha sempre misurato toni e parole. Sa che vince perchè guida - comunque bene - una squadra nella quale Iniesta fa addirittura il gregario del trio Messi-Suarez-Neymar. "L'allenatore più bravo è quello che fa meno danni", si diceva una volta: oggi conviene ricordarlo e scriverlo su Twitter, nei 140 caratteri ci sta alla grande. L'argomento è ampio e ricco di storie che non si rivolgono soltanto ai giovani social. Gli Over 50 ricordano Trapattoni: scudetti e titoli e superingaggi con Juventus e Inter, poi andò al Cagliari e venne esonerato. Semplicemente perchè lì aveva numero 10 Lantignotti, non Platini o Matthaeus.
Vale soprattutto per i tifosi: andateci piano, con fischi e applausi mirati solo alle panchine. Scegliete gli aggettivi: tra un "agghiacciante" e un "normale", non fatevi incantare. E state attenti a infiammare processi feroci, in arene social poco raccomandabili ai deboli di cuore. Anche perchè tutto resta in archivio. E' il potere della tv ai tempi dei social. E di certe immagini che rimangono scolpite. Le cose dette con garbo (senza maiuscola) sono positive. Quelle pronunciate con rabbia, no. Mai. Anche se a volte, a distanza di tempo, fanno proprio ridere. Guardate lo striscione qui sotto, esposto da un tifoso della Roma tre anni fa. Che ne pensate?
Sandro Sabatini
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