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    Sabatini: ecco gli errori di Conte, prima che sia troppo tardi

    Sabatini: ecco gli errori di Conte, prima che sia troppo tardi

    Far la voce fuori dal coro mi riesce bene. Anzi benissimo perché sono stonatissimo, lo confesso. Nessun coro mi ha mai voluto, neanche da piccolo chierichetto. Ma se da bambino era un cruccio, da grande provo a trasformarlo in punto di forza.

    Forza, allora. C’è qualcuno che vuol sentire una voce fuori dal coro sull’Italia di Conte? Se la risposta è “sì”, leggete. Se la risposta è “no”, amici come prima. Senza offesa, a patto che non si offendano neppure il ct e qualche giocatore. Qui si vuole solo riflettere, chiedere, discutere. E cambiare un’abitudine tanto diffusa quanto deletaria: il ct della Nazionale non si discute, si ama. Però poi, appena perde, si massacra. E così non va.

    L’adorazione per il Lippi II (2008-2010) era spiegabile perché campione uscente. Così nessuno osò fargli notare che in Sudafrica aveva convocato gli azzurri più per riconoscenza mondiale che per meriti reali. Glielo imputarono dopo. Quando ormai era troppo tardi.

    Significativo anche il caso Prandelli (2010-2014). Qualche timido appunto per l’impiego dell’oriundo Thiago Motta e stop. A tutelarlo c’erano i risultati, buoni. E c’è stato un Europeo, splendido. Così il biennio pre-Mondiale è diventato dormiente. Non una critica né un rimprovero, non una domanda né un semplice “ma”. L’Italia di Prandelli distraeva anche con bellissime iniziative sociali. La critica si distraeva così tanto da non muovere appunti nemmeno sulla convocazione di Cassano. Nè sulla scelta del ritiro: mogli e fidanzate, amici e conoscenti, relax e resort. In pratica, una vacanza. Si sapeva tutto prima, ma a Prandelli l’hanno rimproverato solo quand’è finita l’avventura. Male. E come al solito, all’italiana: processi molto sguaiati e abbastanza accecati.

    Adesso Conte tiene tutti sull’attenti. Dice che la maglia azzurra va sentita come una seconda pelle. Però lui mantiene il diritto di “spellarsi” quando gli pare e piace, salutando la compagnia al termine del biennio. E’ un suo diritto. Va rispettato. Ma basta saperlo. Senza far finta che ci sia qualcosa di diverso o anomalo rispetto ai predecessori azzurri oppure ai colleghi delle altre nazionali.

    Stupisce anche la diversità di trattamento sulla tattica. In campionato chi cambia modulo è “confuso” (se perde) o “stratega” (se vince). In modo contraddittorio, però comunque se ne parla. Invece silenzio su Conte, libero di esibire nelle ultime tre partite il 4-3-3 (Azerbaijan) poi 3-5-2 (Norvegia) e infine 4-4-2 in Belgio. Quiz banale: quale sarà il modulo per l’Europeo? Considerando poi che nelle sue 15 partite da ct non ha mai provato il fantasista, c’è anche una domanda più originale e intrigante: il calcio italiano può permettersi il lusso di lasciare a casa Saponara e/o Vazquez?

    D’accordo: il giochetto degli assenti che hanno sempre ragione spetta ai tifosi più criticoni e incontentabili. Però Baselli, Insigne, Berardi… Ok, stop alla lista che porta a nulla di concreto. Ma proprio la concretezza dei numeri consente altre perplessità. Per esempio, Parolo titolare dopo un mese abbondante di infortunio e il rientro nella Lazio da appena una settimana. Oppure Giaccherini convocato sullo slancio di appena due buone partite giocate nel Bologna. Per la cronaca: il Bologna di Donadoni. Già, proprio lui: l’ultimo ct che per i critici non ne azzeccava una. Eppure aveva - statistiche alla mano - gli stessi numeri di Conte nelle qualificazioni all’Europeo 2008…

    I numeri e le impressioni lanciano anche un timoroso allarme difesa. Timoroso nel senso che c’è paura di dire e scrivere (forse anche di pensare) che il trio Buffon-Bonucci-Chiellini stia attraversando il momento più difficile degli ultimi anni. Sono tre monumenti. E obiettivamente hanno poche alternative. Ma, almeno oggi, non sono più gli stessi di pochi mesi fa.

    E’ impressionante, infine, la disinvoltura con la quale viene accettato lo slogan “vince la squadra, non i singoli” che inorgoglisce il ct. E’ la sua filosofia e va rispettata. Ma attenzione a non esasperarla. E non serve spiegare perché: sarebbe un’offesa all’intelligenza dello stesso Conte. Una voce fuori dal coro, un solista fuori dal complesso: fanno bene, altroché. Anche se danno fastidio.

     

    Sandro Sabatini (giornalista Mediaset Premium)

    Twitter: @Sabatini  -  Facebook: SandroSabatiniOfficial

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