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    Sabatini a CM: 'Rabiot non pensa solo ai soldi, lezione di vita con Allegri alla Juve'

    Sabatini a CM: 'Rabiot non pensa solo ai soldi, lezione di vita con Allegri alla Juve'

    • Sandro Sabatini
      Sandro Sabatini
    Proviamo a scriverlo prima e non dopo l'annuncio ufficiale. Accettiamo il rischio - seppur minimo - che possa verificarsi uno degli storici colpi di scena sempre in agguato sul mercato. Giocare d'anticipo vale la pena, stavolta, perché più che di calciomercato e di solocalcio, Adrien Rabiot sta dando una lezione di vita. Lezione a noi giornalisti, a voi tifosi e anche ai suoi colleghi calciatori. Insieme alla mamma-manager Veronique, il centrocampista francese sta per firmare un rinnovo annuale con la Juventus. Avrebbe potuto guadagnare molto di più e per molti più anni. Ma non pensa solo ai soldi. 

    Intendiamoci, lo stipendio è alto, da assoluto benestante del pallone internazionale. Il bonifico di fine mese sarà comunque sostanzioso. Non lo fa solo per la gloria, ecco. Eppure esibisce qualcosa di originale, almeno per il calcio degli ultimi anni. E va detto. Sottolineato. Applaudito. 
    Rabiot sceglie di restare nel club in cui è cresciuto di più, con l’allenatore che lo ha valorizzato meglio, con i tifosi che l’hanno apprezzato, con i compagni che più fanno squadra e nella città diventata una seconda casa. Non giocherà la Champions League e forse nemmeno la Conference League. Eppure ha deciso - a meno di sorprendenti Breaking news - di restare alla Juventus malgrado un paio di ottime proposte inglesi e l’ormai affollatissima slot machine milionaria dall’Arabia. 



    Ci ha pensato qualche settimana, aspettando che la conferma di Allegri fosse sicura. Poi ha deciso con il cuore e soprattutto con la testa, mescolando tante cose importanti per la sua carriera da calciatore, la stima dell’allenatore in primis. Nel rispetto del suo passato ha dimostrato senso di appartenenza con una spruzzatina di riconoscenza nei confronti di chi l’ha stipendiato nei quattro anni più complicati della recente storia juventina. In prospettiva futura si è accordato per una sola stagione, rinviando di qualche mese l’analisi di ambizioni e prospettive sia singole che di squadra. 

    È facile riassumere con semplicità la sua scelta: ha fatto bene. Eppure sembra ci sia pudore a dirlo e/o scriverlo. Un esempio da esibire a giocatori e allenatori e dirigenti e perfino tifosi. Con rispetto di tutti e senza giudicare nessuno, Adrien Rabiot ha dimostrato che giocare con la testa significa far gol da corner ma anche volare più alto dei soldi. E giocare col cuore non vuol dire baciare lo stemma (qualunque esso sia) ma piuttosto abbracciare un concetto di squadra (qualunque essa sia) che è molto più ampio di un selfie di spogliatoio a uso e consumo dei social. 

    A proposito di social, un’ultima raccomandazione per non farsi turbare. Qui sotto troverete tanti commenti. La maggior parte saranno positivi. Ma non mancheranno i classici leoni (e co-leoni) da tastiera che scriveranno di tutto. Sparpagliando populismo e incompetenza: finora aveva rubato i soldi, non è un campione, non aveva alternative, era meglio se sparivano dalla Juve sia Rabiot che Allegri. Non fateci caso. È tutta invidia. Per una bella storia di calcio e di vita. Che finora è stata poco raccontata, pochissimo pubblicizzata. Forse perché troppo sana e originale per chi vive la vita dentro un telefonino, anziché dentro un campo. 
     

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