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    Sabatini a CM: 'Inzaghi ce l’ha con Marotta. Spiaze, ma è così'

    Sabatini a CM: 'Inzaghi ce l’ha con Marotta. Spiaze, ma è così'

    • Sandro Sabatini
      Sandro Sabatini
    Stavolta a Inzaghi non “spiaze”. Neanche un po’. Anzi. Gli piace la finale di Champions League e non gli dispiace togliersi tutti i cosiddetti sassolini dalle scarpe. “So chi c’è sempre stato e chi nel momento del bisogno non c’era”, dice a Mediaset, e la frase rimbomba a San Siro. E “spiaze” se increspa un po’ la festa, ma aveva proprio voglia di sfogarsi. Non è la prima volta, non sarà l’ultima. Nelle precedenti occasioni, però, nessuno aveva detto o scritto a chi era rivolto lo sfogo dell’allenatore.

    Nell’era social compulsiva, in cui tutti commentano tutto h24, anche Google non riesce a svelare: chi è nel mirino del tecnico nerazzurro? Sul web, non si trova risposta. Neanche un identikit. Chi lo ha lasciato solo, quando invece aveva bisogno di sostegno? Nessuno l’ha mai detto o scritto. Forse perché non interessa? Mah… Magari per autocensura, così da non avere scocciature? No, dai… Forse perché nessuno lo sa, perciò meglio evitare nomi (e cognomi, e titoli) a caso? Senza dubbio, sarà per questo che il bersaglio mirato da Inzaghi non è mai uscito.

    Ora, siccome a qualcuno dovrà pur toccare l’incombenza, facciamo il nome (e cognome, e titolo), qui su calciomercato.com. Simone Inzaghi ce l’ha con il Cav. Beppe Marotta. Per la cronaca: “Cav” non significa che vuole imitare Berlusconi. No. Il bravissimo Marotta, con merito, qualche giorno fa è stato nominato Cavaliere del Lavoro. Addirittura.



    Il problema è che Inzaghi ha interpretato quel lavoro come un’attività non tanto meritoria, almeno nella parte dedicata a lui, allenatore dell’Inter sempre in sospeso tra “bravo ma…” e “resta se…”. Insomma, mentre Marotta faceva il cavaliere, a Inzaghi sembrava di essere un cavallo: solo lui a tirare il carretto della squadra. Anche se l’immagine è più contadina che elegante, rende abbastanza l’idea. Il cavaliere si prende i meriti, il cavallo le colpe. E sgobba più di un mulo. E poi legge chi gli dà le responsabilità degli insuccessi ma non i meriti dei successi. E sente che si parla di Thiago Motta o De Zerbi, senza mai una smentita convinta e convincente della società. E - sempre Inzaghi - quando entra in spogliatoio, ce la mette tutta per fingere con la squadra di non sentirsi delegittimato, ma non è facile. Oppure in bilico, e speriamo che i giocatori non se ne accorgano. Infine in imbarazzo quando immagina (più a torto che a ragione, magari) che certi commenti sparpagliati tra giornali, tv, radio e web siano non proprio suggeriti ma almeno influenzati dalle confidenze di chi invece dovrebbe schierarsi al fianco dell’allenatore, sempre e comunque.

    INTER, INZAGHI: 'SO CHI C'E' SEMPRE STATO E CHI NON C'ERA NEL MOMENTO DEL BISOGNO'

    Ora, nell’euforia della notte milanese, Zhang ha promesso che “Inzaghi resterà a lungo”. Quindi i risultati - come sempre - promettono di aggiustare tutto, anche i rapporti personali più screpolati. Quindi Marotta è Inzaghi andranno avanti assieme, per il bene reciproco e quello dell’Inter. Oltre tutto, per la carriera, il bravo Simone non è ancora Sim One, cioè uno special che può giostrare anche i dirigenti. Quindi, andrà tutto bene, e si può scrivere anche con l’hashtag, così sembra più contemporaneo: #andratuttobene. Ma non c’è nulla di male a svelare il bersaglio dello sfogo: Inzaghi ce l’ha con Marotta. Spiaze, ma è così.

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