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Inzaghi ha ridato dignità europea all’Inter. E gli davano del pazzo
Inzaghi ha confermato la stessa formazione dell’andata, concedendo un piccolo vantaggio a Pioli. Il coraggio della coerenza, quella che lo spogliatoio, a lungo andare, ha dovuto riconoscergli. E forse è proprio questa la su vittoria più grande, quella di aver ripreso in mano uno spogliatoio che a un certo punto sembrava essersi perso. L’Inter invece è tornata a essere gruppo, è tornata a essere squadra, a prescindere da chi scende in campo e da chi va in panchina. Lukaku ne è la fotografia, doppietta in campionato contro il Sassuolo, partendo da titolare, e assist vittoria contro il Milan, entrando dalla panchina. Ma insieme a lui, in copertina, finiscono anche Gosens, de Vrij, Handanovic, ecc.
La finale di Istanbul non è solo una soddisfazione sportiva per Inzaghi, ma anche un bel mattoncino per il suo futuro. Perché eliminando il Milan e qualificandosi per la prossima Champions (manca ancora pochissimo), il tecnico si incolla con il Bostik alla panchina nerazzurra. Uno stop netto, una linea di confine invalicabile per le incertezze che finora avevano avvelenato l’ambiente mettendo in discussione ogni cosa, anche quanto di buono costruito finora. Inzaghi ha resistito anche a questo, conquistando una finale storica per sé stesso, per l’Inter e per il calcio italiano.