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    Sabatini a CM: 'Dall'Udinese al Psg, ecco cosa è successo davvero al Milan'

    Sabatini a CM: 'Dall'Udinese al Psg, ecco cosa è successo davvero al Milan'

    • Sandro Sabatini
      Sandro Sabatini
    Non si riesce a spiegare, ma bisogna provarci. Non si riesce a rispondere, ma qualche risposta va data. Come si può passare dal peggior Milan della gestione Pioli (sconfitto in casa dall’Udinese), al miglior Milan degli ultimi anni, che riempie il cuore dei tifosi e fa brillare gli occhi a San Siro?

    Complimenti a chi ha un’unica risposta, senza esitazioni, come si conviene al tribunale dei social. Qui si tenta qualcosa di più complesso. Partendo dalla tattica, passando per gli uomini e finendo a ragionare di cuore.

    Contro il PSG ci sono state novità tattiche, certo. Tutte evidenziate dai grafici sul posizionamento più basso, più attendista della squadra. In particolare, anziché concedere campo aperto alle spalle del solito Thiaw, stavolta il Milan ha giocato alle spalle di Hakimi, bravino in avanti ma sprovveduto in fase difensiva. Evidenti anche le novità tra i singoli, tipo la presenza di Loftus-Cheek, unico titolare credibilissimo dei nuovi acquisti. Uno come Loftus-Cheek, per intendersi, avrebbe soffiato il posto anche a Tonali o Kessie, per citare i due giocatori che offrivano quel “coast to coast” elaborato con efficacia, coraggio e resistenza. Restando al mercato estivo: Pulisic è bravo ma leggero, proprio come Reijnders è leggero ma bravo (e non si tratta di giocare con le parole). Musah è meglio che trovi fissa dimora in mezzo, anziché divertirsi nelle “zingarate” a tutto campo.



    Ecco. Tattica, ok. Uomini, ok. Ma poi tutto il resto, che non è meno importante. Anzi, di più. Cuore, atteggiamento, grinta, altruismo, dedizione: scegliete voi. Di sicuro, la tattica e un paio di cambi non bastano a spiegare il mostruoso Milan che perde con l’Udinese e poi si trasforma in meraviglioso Milan che batte il Paris Saint-Germain.

    Come già detto in altre occasioni, da agosto in poi si è parlato a Pioli solo di teoria ed estetica tattica. Così si è fatto il male del Milan e del suo allenatore, che negli anni migliori avevano giocato anche (se non soprattutto) sulle debolezze degli avversari.

    Umiltà e grinta sono parole passate di moda per chi spiega il calcio come se giocasse alla Playstation oppure a Football Manager. Invece sono proprio i dettagli caratteriali a fare la differenza, almeno quanto uno schema su calcio piazzato oppure un’uscita palla al piede costruita dal basso. Questo è il grande equivoco che va chiarito. Vedere una squadra che costruisce con 30 passaggi e poi non tira in porta è un insulto al calcio. È un’esercitazione di Coverciano. È gioco fine a se stesso, che non tiene conto dei giocatori presi singolarmente nè tutti assieme. Di quello che possono dare in più o in meno a seconda di impegno, concentrazione, cuore, grinta, eccetera eccetera.

    Nemmeno queste virtù umane e caratteriali possono spiegare come la squadra sia passata in tre giorni dalla peggiore alla miglior partita della gestione Pioli. Forse l’unica spiegazione è che il Milan aveva toccato il fondo. Da lì si è dato una spinta violenta e convinta per tornare a galla. Per non affogare. C’è riuscito. Complimenti!

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