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Sabatini a CM: 'Costo abbonamenti tv, quanto populismo. Un diritto esclusivo si paga, il pezzotto è un furto'
I tele-tifosi sono stufi. In verità, un po’ hanno anche ragione: per vedere il calcio serve un centinaio di euro mensili. Questa è la tariffa piena se vuoi tutta la serie A e la Liga spagnola su Dazn; un po’ di serie A con quasi tutta la Champions, più i campionati stranieri e tutti gli altri sport su Sky; una partita settimanale di Champions su Amazon Prime. Il conto totale dipende poi da pacchetti promozionali e offerte estive. Ma se non si arriva a cento euro mensili, poco ci manca.
Per vedere tutto il calcio, un migliaio di euro all’anno: questo si spende in Italia, ma anche altrove. In giro per l’Europa, i prezzi non sono inferiori. Googlando con accuratezza, si trova una tabella dettagliata con le (poche) differenze di prezzi. Si spendono tanti soldi dall’Inghilterra alla Francia e dalla Spagna alla Germania, per citare i paesi dei principali campionati.
“Sono stufo…”, “Disdico…”, “Non è giusto…”: i tifosi si lamentano in tutte le lingue del mondo. Ma dalle nostre parti, di più. Eppure l’Italia è il paese che “offre” (notare le virgolette) anche il servizio di pirateria più sofisticato e dannoso: il cosiddetto “pezzotto”. Si tratta dell’abbonamento contraffatto per vedere a una decina di euro mensili “di tutto e di più” (vecchio slogan televisivo). Si unisce alla pirateria on line. Ovvero siti che in breve saltano, sì, ma poi continuano a saltellare da un indirizzo all’altro, mostrando il calcio gratis.
La pirateria dei diritti non è una novità assoluta. Anzi. Tanti anni fa, proprio la diffusione di questo reato aveva messo in ginocchio il business di Tele+ e Stream, le due piattaforme che vennero poi salvate da Sky. Sono passati tanti anni, il problema è rimasto. L’impressione è che l’Italia abbia sempre “tollerato” il fenomeno, o almeno non l’abbia combattuto con fermezza, né con tutti gli strumenti legislativi necessari.
Adesso qualcosa sta cambiando. Disegno di legge già approvato: la pirateria verrà seguita e perseguita con giusta severità. E, in teoria, se la nuova legge sarà efficace e incisiva, i tre broadcaster principali (Sky, Dazn e Amazon) avranno più abbonati e - forse - potranno in futuro ammorbidire le politiche dei prezzi. Ai lettori non sarà sfuggito l’uso prudenziale di “forse” e “in teoria”. Infatti nessuno promette di ridurre il prezzo degli abbonamenti, anche perchè il calcio non ha una platea infinita. Una finale di Champions League o Coppa Italia può anche superare 10 milioni di telespettatori. Ma la partita non si guarda in solitudine. E considerando solo gli abitanti di un qualsiasi salotto familiare davanti alla tv, il totale degli abbonati Pay difficilmente sfora i 5/6 milioni.
“Stufo…”, “Disdico…” e “Non è giusto…” sono espressioni che verranno declinate al futuro, anche senza i pirati del “pezzotto”, se i prezzi non verranno ridimensionati? Sì, il malcontento nazionalpopolare avrà sempre il sopravvento sul ragionamento, soprattutto quando verrà accoppiato alla lamentela - attualissima - che “non si arriva a fine mese”. Ma si tratta di populismo duro e puro. E iniquo.
Un diritto esclusivo si paga, ovunque e comunque. Vale per lo spettacolo: ai concerti non si va gratis, al cinema nemmeno. Per la cultura: un libro, un museo. Per il commercio. Per tutti gli sport. E il calcio in tv non fa eccezione, esattamente come il calcio allo stadio. Qualsiasi lamentela - pur comprensibile - non può essere accompagnata dall’accondiscendenza verso un reato. La pirateria tv è un furto messo in atto da un’organizzazione criminosa. E chi lo asseconda, è complice di un’attività malavitosa.
Senza ipocrisia, messaggio ai tifosi: combattete chi offre il “pezzotto” e chi ne usufruisce, anziché ammiccare e informarsi “come si fa” oppure preoccuparsi “se ti scoprono”. E l’hashtag #disdetta, sempre pronto all’abuso, usatelo semmai se il servizio offerto non fosse all’altezza delle aspettative, che dipendono anche dai gusti personali.
I gusti dipendono dai vari paesi e dalle svariate abitudini. Per il pubblico italiano, la tv a pagamento deve arricchire l’evento, incorniciandolo in proposte più potenti nei pre e postpartita ma anche (soprattutto) nella quotidianità sviluppata su tutte le piattaforme. Perchè altrimenti il prezzo dell’abbonamento sembra ridotto a un paio d’ore ore, tanto dura una singola partita. E tutto il resto è noia. Ma questo è un altro discorso.