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  • Ruiu: 'Milan, lo scudetto passa da Ibra. Mourinho perde ed è colpa di Maresca, il solito giochetto...'

    Ruiu: 'Milan, lo scudetto passa da Ibra. Mourinho perde ed è colpa di Maresca, il solito giochetto...'

    • Cristiano Ruiu
      Cristiano Ruiu
    Lo abbiamo sempre detto: le possibilità che ha il Milan di puntare davvero allo scudetto sono direttamente proporzionali al numero di partite che giocherà in questa stagione Zlatan Ibrahimovic. Lo svedese lo aveva già dimostrato lo scorso anno: finché giocava lui con continuità la squadra di Pioli era prima. In questa stagione l’Ibra-dipendenza del Milan non è cosi marcata tanto è vero che i rossoneri hanno costruito il loro parziale primato facendo quasi sempre a meno dello svedese. La consapevolezza di forza di gran parte della rosa è cresciuta anche quando manca il totem di Malmoe. Ciò non toglie che Ibra è il grande trascinatore di questo gruppo, quello che l’ha stimolato, che l’ha fatto crescere e quello che l’ha portato per mano fino a qui.

    Ibra è stato molto importante anche fuori dal campo. Certo però, quando in campo c’è si sente. Eccome. Lo si era già capito a Bologna dove Ibra aveva giocato una delle sue peggiori partite dal suo ritorno in rossonero e ciononostante aveva partecipato a 3 dei 4 gol inflitti alla squadra di Mihajlovic. La meravigliosa conferma è arrivata a Roma dove lo svedese da sempre si esalta e spesso sforna prestazioni altisonanti. Che fosse la serata giusta lo si capiva fin dalle prime battute. Ibra si è caricato da subito la squadra sulle spalle e non a caso il Milan ha affrontato questo scontro diretto con la sicurezza e la “spavalderia” (per ripetere lo stesso termine utilizzato da Pioli) propria delle compagini che davvero pensano di poter vincere il campionato. Si è vista subito la differenza tra l’Ibra di Porto che 10 giorni fa aveva calciato in curva una punizione, e quello di Roma che ha infilato l’immobile Rui Patricio con una bomba sul suo palo. Lo svedese avrebbe poi anche coronato la sua spettacolare ora di gioco con lo stupendo gol del raddoppio, annullato per millimetrico fuorigioco. Ma Ibra si è rifatto poco dopo procurandosi legittimamente il rigore dello 0 a 2 trasformato da Kessié, anche lui meraviglioso protagonista del “sacco” di Roma alla faccia di chi ne ha messo in discussione la professionalità a causa del mancato rinnovo di contratto. L’ivoriano scuramente se ne andrà a fine anno ma sta ripercorrendo le orme di Donnarumma e Calhanoglu, grandi protagonisti fino all’ultimo minuto dell’ultima giornata del secondo posto della scorsa stagione. Da notare che il primo ad abbracciarlo dopo il gol correndo dalla panchina è stato Alessio Romagnoli, un altro in predicato di dare l’addio tra pochi mesi.

    Il merito di questo eccezionale spirito di gruppo, esteso anche a coloro che sanno già di avere i giorni contati in rossonero, è sicuramente da attribuire alla società e a Stefano Pioli. Anche a Roma il tecnico è stato lucidissimo e rapidissimo a rivoltare come un calzino la squadra dopo il “rosso” di Theo Hernandez proponendo ancora una volta la difesa a 3, comandata da un superlativo Kjaer e salvata in un paio di occasioni dal preziosissimo Tatarusanu che, partita dopo partita, si sta scrollando di dosso tutti i timori e i pregiudizi che avevano accompagnato la sua titolarità. Il gol di El Shaarawy ha riaperto la partita negli ultimissimi minuti ma ci vuol ben altro per scalfire la sicurezza e la mentalità vincente che quest’anno sta esibendo il Milan in campionato. Lo stesso non si può dire per le partite di Champions dove, per ammissione dello stesso Pioli, il Milan non può competere alla pari con gli avversari. I rossoneri di certo onoreranno anche la sfida contro il Porto a S. Siro, ma non aspettiamoci grandi imprese perché l’idea diffusa è che quest’anno il Milan punti tutto sul campionato e che per essere competitivi in Champions ci si dia appuntamento all’anno prossimo. Non a caso lo stesso Ibra sta razionalizzando le sue energie e, preparando una partita alla settimana, preferisce concentrarsi sulle sfide nostrane piuttosto che su quelle del girone europeo.

    A proposito dello svedese chiudiamo con l’arbitraggio e le solite polemiche di Mourinho, il quale non vedeva l’ora di attaccarsi a qualche episodio arbitrale per mascherare alcune prestazioni deludenti della sua Roma in questo avvio di stagione. Il rigore concesso a Ibra è sacrosanto anzi, l’unica cosa che non si riesce a capire è il motivo per cui il varista Mazzoleni abbia chiesto un check a Maresca dopo che quest’ultimo aveva già assegnato il penalty. Ricordiamo che il protocollo VAR, esattamente come accade in ambito europeo, prevede che la segnalazione del check debba avvenire solo in caso di evidente errore da parte del direttore di gara. Di sicuro il contatto tra Ibra e Ibanez non costituiva un evidente errore di Maresca. Tutt’altro. Trattavasi invece di un solare calcio di rigore poiché il difensore giallorosso travolgeva Ibra disinteressandosi totalmente del pallone. A questo proposito facciamo davvero fatica a comprendere coloro che, Mourinho in testa, insistono per mettere sullo stesso piano il rigore concesso al Milan e il contatto in area rossonera tra Kjaer e Pellegrini. In questo secondo caso il danese prima colpisce il pallone e poi va a contatto con il romanista. La differenza tra i due episodi è sostanziale. Non parliamo poi del braccio incollato al corpo di Ballo-Tourè a fine match. Capiamo che Mourinho è sempre stato un grande promotore dell’’utilizzare gli errori arbitrali per giustificare le proprie sconfitte. Ma dire che il Milan abbia vinto a Roma grazie a Maresca proprio no.

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