Rossoneri perfetti:| Nerazzurri logorati
Al quinto anno di dominio interista, il vento improvvisamente cambia. Sono sconfitte queste che non restano da sole, si portano dietro riflessioni e il peso rinviato della coscienza di invecchiare. Il Milan è stato l'avversario sbagliato da incontrare adesso. Senza Ibrahimovic ha giocato quasi soltanto di velocità, la cosa che l'Inter ora soffre di più.
Pato ha avuto la fortuna di segnare dentro il primo minuto, ma ha ripetuto il gioco per tutta la partita. Chiamati fuori dalla loro area, Ranocchia e Chivu sono stati sempre saltati negli spazi, senza nemmeno arrivare al contatto con l'avversario. Pato ha segnato due volte, Robinho ha sbagliato almeno altrettanto. L'Inter ha invece perso il pareggio e la partita su un errore clamoroso di Eto'o, il più deludente, e su una grande parata di Abbiati. Il resto è stato Milan. L'Inter è parsa non stanca, direi sfinita, logorata dalla lunga rincorsa, dall'entusiasmo stesso dei suoi successi. È esattamente questa la stanchezza che arriva quando si parte da troppo lontano. Ti svegli una mattina e sei più pesante, non entri in partita. Sembra impossibile ma è così. È successo a Eto'o, è successo a Motta e Cambiasso, troppo al passo per conquistare palloni e costruire gioco. È successo a Maicon e perfino a Zanetti. È cominciato troppo tardi il campionato di Leonardo. Il Milan ha giocato invece una partita perfetta, sempre palla a terra, spesso lanci di prima da Boateng e Seedorf per usare la velocità di Pato e Robinho, una copertura totale di Van Bommel, una condizione estremamente più leggera dell'avversario.
Era più fresco il Milan, più concentrato sulla sua parte di squadra sfavorita, quindi rabbiosa. Ha segnato subito e questo lo ha spinto, ma l'errore della difesa dell'Inter su quel gol non è stato isolato, casuale. È stato l'annuncio di una difficoltà che è durata tutta la partita. Cinque punti di distacco sono tanti, credo si sia esaurita la spinta invasiva dell'Inter. È la prima volta da tanto tempo che si avverte questo senso di compiutezza, quasi di esaurimento. È ora che si vedrà la forza di Leonardo, ora che si dovrà gestire il quotidiano e non l'impresa. Un nuovo grande tecnico giovane esce dalla notte di San Siro, ma non è ancora lui. Si chiama Allegri, ha idee chiare e semplici, mette i suoi assi al servizio di un'idea normale di calcio. Mi ricorda molto Lippi, il senso del gioco, la gestione della settimana e delle partite è quello. Forse con un po' d'ironia in più. Sarà difficile togliergli questo campionato.