ANSA/AFP via Getty Images
Ronaldo per Pirlo è un eroe, per Bonucci ci sono frotte di grandi uomini: quando il linguaggio del calcio sfiora il ridicolo
Non abbiamo capito niente, perché per trovare eroi e grandi uomini basta guardare un campo da calcio. Prendete Ronaldo. Lavora ogni giorno con un impegno straordinario, con una tenacia senza tempo, con un’abnegazione unica. E per questo lo ammiriamo, ovviamente. Cos’è dunque Cristiano? Un superprofessionista, un esempio di passione, un campione mai sazio? Macché. “Uno che si allena così è un eroe”. Pirlo dixit. Noi incassiamo.
Da qualche tempo - chissà chi ha introdotto questa moda - calciatori e allenatori amano definirsi l’un l’altro come grandi uomini. Lo sei se giochi una bella partita, se batti un avversario forte e, naturalmente, se compi un’impresa sportiva rilevante. Ecco, in quel caso non sei un campione o un fuoriclasse che ha ottenuto il massimo da se stesso perché ha lavorato molto e bene, è stato intelligente e tenace, ha interpretato la partita meglio del tuo avversario. No: in quel caso sei un grande uomo. Tra coloro i quali usano con maggiore frequenza questa terminologia - se ci pensate abbastanza ridicola - c’è Bonucci, per il quale il calcio è popolato da grandi uomini: da Buffon a Gattuso, a tutti i suoi compagni della Juve.
E noi, poveri sciocchi, che pensiamo a Gandhi e Mandela.
@steagresti