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    Romano: da Sheva a Cuadrado, i retroscena dell’esonero di Mourinho

    Romano: da Sheva a Cuadrado, i retroscena dell’esonero di Mourinho

    José sapeva già tutto. Chi lo conosce bene se lo aspettava già scrutando la sua aria rilassata nella conferenza post Leicester, l’ennesimo disastro di una stagione pensata senza entusiasmo, iniziata male, continuata peggio. Non è bastato un altro rinnovo e il ritocchino all’ingaggio a far cominciare una seconda – terza, pardon – luna di miele tra Mourinho e il Chelsea. Dopo la sfida persa contro gli eroi umili del nemico elegante Ranieri, José ha salutato Stamford Bridge. Questa volta forse per sempre. Eppure, dietro il capitolo più amaro di una storia d’amore intenso travagliata come poche, c’è un mondo da raccontare.

     IL CASO SHEVCHENKO – Come abbiamo conosciuto bene, benissimo Mourinho, in Italia sappiamo bene anche quanto sia influente un signore di nome Andriy Shevchenko. Un Pallone d’Oro in campo con le idee chiarissime fuori. Non a caso, dopo averlo strappato al Milan anni fa, Roman Abramovich gli ha lasciato sempre una poltrona al suo fianco a Stamford. Quest’anno più che mai presenza ‘sospetta’. Perché sempre presente, SkyBox insieme al presidente e uomo di fiducia di Abramovich da qualche tempo. In gran segreto. Tanto che tra i retroscena di questo esonero di Mou c’entra anche l’ucraino: si vocifera che fosse proprio lui, l’uomo con cui Roman comunicava le proprie idee ai giocatori. Senza passare da Mourinho, entrando nel vivo di uno spogliatoio spaccato tramite l’amico Sheva, cui darebbe (e forse darà) volentieri un ruolo operativo in società aspettando di capire chi sarà il nuovo allenatore. La rottura totale con José da parte di Abramovich è passata anche da tutto questo.

     SPOGLIATOIO DI FUOCO – Sì, perché Mou non ha detto a caso di sentirsi ‘tradito’ dopo Leicester. Proprio quella crepa è valsa più di qualsiasi comunicato d’esonero: uno come lui, non avrebbe mai pronunciato quelle parole. E invece la rottura totale con alcuni giocatori – Fabregas o Diego Costa, per dirne due – ha portato a uno spogliatoio senza filtri. Tra chi giocava poco, chi male, chi non si sentiva valorizzato. Clima pesante, furia totale da parte del presidente che non a caso ha valorizzato il ruolo di Sheva: con Mou la comunicazione ormai era diventata nulla, sotto attacco anche il suo pessimo lavoro sul mercato come l’operazione Cuadrado nello scorso inverno o l’affare Falcao in estate. Il tutto coadiuvato dal ds Emenalo, altra figura con cui i rapporti sono arrivati ai minimi storici. Così nasce un esonero, dallo spogliatoio alla dirigenza fino al sediolino di Abramovich a Stamford Bridge. Ormai José lo sapeva. Questo Chelsea non era più suo. Ma anche questo addio pieno di retroscena e guerre intestine è stato – a suo modo – Speciale.

    Fabrizio Romano

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