Romamania:| Zeman come Carlos Bianchi
Esiste un detto semplice e banale: 'C'è sempre una seconda volta'. A Roma si è ripresentata quindici anni più tardi. Da Carlos Bianchi a Zeman. Da Totti a De Rossi. Ieri come oggi, allenatori e futuri capitani. 'Un giocatore normale'. Il guru della Pampa aveva definito così colui che sarebbe diventato il più forte giocatore di tutti i tempi in maglia giallorossa: 'Giriamolo in prestito alla Sampdoria, e al suo posto prendiamo Pandolfi, il nuovo Maradona'. Chi? Eppure il presidente Sensi ci stava per cascare. Benedetto fu il torneo invernale 'Città di Roma' e quei 45' giocati da Totti contro il Borussia Moenchengladbach e l'Ajax di Litmanen.
Terminata la kermesse, stravinta dai giallorossi, il presidente agì di conseguenza. Totti a vita e un biglietto di aereo di sola andata per Carlos Bianchi: al suo posto in panchina l'accoppiata Sella-Liedholm, poi l'approdo proprio del boemo dalla stagione successiva. Totti crebbe molto con Zeman, soprattutto dal punto di vista atletico. I suoi metodi gli furono molto utili e oggi a 36 anni è ancora il campione che tutti riconoscono. Ma ora nulla è più come prima. Zeman è tornato a Trigoria, dove il dopo Totti si chiama De Rossi.
Daniele è già un fuoriclasse, la luce del centrocampo giallorosso. A 29 anni gli si può insegnare poco, e ad un Campione del Mondo sarebbe impossibile contestare la professionalità. Sicuri? Provate a dirglielo a Zeman, che vive in un calcio tutto suo, in cui Codispoti è meglio di Candela e Maurizio Schillaci più forte di Signori. Paradossi incentivati da un'altra perla. Speriamo l'ultima. Fuori De Rossi, dentro Tachtsidis. Oggi non servono tornei 'Città di Roma' per illuminare le menti delle dirigenti. Se il bubbone tra i due scoppiasse irreparabilmente, Baldini e Sabatini non dovrebbero avere alcun dubbio sulla scelta da compiere.