Romamania: perdere Zaniolo fa male all'anima, ma grazie all'onestà di Pinto
Paolo Franci
Ovvio. La sola idea di perdere Nic Zaniolo è una 'puncicata' – qualcosa in più di una puntura, detto alla romana – nell'anima. Ci sono calciatori che travalicano il concetto stesso di calciatore. E questo a volte non dipende dal tasso tecnico o dai gol. No. Ci sono calciatori che ti sembra di conoscerli da sempre, ai quali ti viene naturale parlare come se li frequentassi da una vita o fossero i tuoi vicini di casa. Francesco Totti, ad esempio, era (ed è) uno di questi, per disponibilità verso i tifosi e modo di essere. Agli antipodi, giusto per fare un esempio, di Cristiano Ronaldo, talmente lontano e costruito da sembrare di plastica. Nic Zaniolo, da questo punto di vista, è della stessa etnia tottiana. A volte ti sembra, davvero, il figlio del vicino di casa. Quello che da piccolo ti faceva gli scherzi al citofono. Nel tempo, poi, abbiamo imparato a considerarlo uno di famiglia. Quel fratello, figlio o nipote che ogni tanto ne combina e tu ti arrabbi, ma tanto alla fine ti squaglia con un sorriso guascone ma sincero. Quel suo modo di giocare un calcio sfrontato, istintivo e a cavallo del talento ci ha conquistato senza compromessi. Oddio, non tutti, perchè poi nel pallone c'è sempre qualcuno che la pensa diversamente da te, vivaddio. Sicuramente ha conquistato me. Mi piace Zaniolo, perchè non è un banaloide del pallone. Mi piace perchè oltre ad essere un giocatore fortissimo, è uno che prende di petto la vita e ciò che gli accade, assumendosi anche responsabilità grandi, molto grandi per uno della sua età. Eppoi quei due infortuni gravissimi che al solo ripensarci... Io vorrei vederlo qui a Roma per sempre. Però, come ha detto il dg Pinto, nessuno può garantirne la permanenza. Perchè nel calcio contemporaneo si va e si viene, succede continuamente. D'altra parte, inutile fingere che non ci siano squadre in grado di comprare più della tua. Se ne sono accorti i bookmaker. Comunque, sperando che la Roma lo imbulloni a Trigoria – è l'unico giocatore che non venderei mai – voglio complimentarmi con Pinto. Negli ultimi anni siamo stati sommersi da bugie di circostanza coperte dal vello della necessità professionale. Cioè, troppe volte è stata dichiarata l'incedibilità «dei pezzi migliori» da presidenti (Pallotta) e ds (Monchi, ma anche Sabatini) perchè è così che si fa quando si è direttori sportivi, con la scusa di tenere tutto in maschera. Pinto, invece, ha deciso di essere sincero. Non ha preso in giro la gente. E per questo, pur con la 'puncicata' dell'anima, non posso far altro - nel mio piccolo - che ringraziarlo.