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  • Romamania: Svilar e Zalewski le scommesse vinte da De Rossi. Ma Lukaku è un problema

    Romamania: Svilar e Zalewski le scommesse vinte da De Rossi. Ma Lukaku è un problema

    • Alessandro Austini
    L’ultima volta che la Roma aveva vinto una partita ai rigori Daniele De Rossi era stato costretto a soffrire per i compagni fuori dal campo. Era il 2005, si giocava la gara di ritorno dei quarti di Coppa Italia in casa della Fiorentina, Bruno Conti era il quinto allenatore a sedersi nella stessa stagione sulla panchina giallorossa e l’arbitro Saccani aveva espulso DDR per proteste al 119’, lasciando la squadra in 9 nove uomini. Nei successivi quattro tentativi (Inter in Supercoppa, Arsenal in Champions, Spezia in Coppa Italia e Siviglia in finale di Europa League) la Roma era sempre uscita sconfitta dal rito sportivamente più “tragico” del calcio. Come un segno del destino, si è dovuta ricreare la stessa situazione di Firenze per spezzare il sortilegio, battere il Feyenoord come da tradizione romanista (una sorta di maledizione Liverpool al contrario), e continuare a sognare un’altra cavalcata in Europa. Solo che stavolta De Rossi fa un altro mestiere e ha potuto incoraggiare, uno per uno, i suoi uomini destinati a quella camminata dai mille pensieri verso il dischetto. Lui che un rigore lo aveva segnato anche nella penultima vittoria ai rigori della Roma (da giovanissimo, in Coppa Italia contro la Triestina) e soprattutto nella finale di Coppa del Mondo del 2006.

    PROTAGONISTI - L’eroe della lunga nottata di passione dell’Olimpico è stato Svilar, il portiere che sembrava buono solo per giocare partite secondarie e ora rappresenta invece la migliore intuizione di De Rossi. Se la Roma è qualificata agli ottavi, lo deve soprattutto alla scelta coraggiosa del tecnico e alla capacità di Svilar di sfruttare una grande occasione improvvisa. Partite come quella di ieri ti cambiano una carriera se sai cogliere l’attimo e il giovane numero 99 giallorosso lo ha fatto alla perfezione. Oltre alla favola Svilar e un’altra perla del rigenerato Pellegrini, però, la Roma ha mostrato pochi altri elementi positivi, confermando di essere una squadra tuttora in convalescenza e soggetta a paure. Dopo un primo tempo accettabile, si è rivista tensione, paura e quella vecchia abitudine insana a cercare di “buttare in caciara” le partite quando non si riesce a giocarle bene, pensando più a sfidare l’arbitro (sì, ha sbagliato: c’era rigore su El Shaarawy) che a mettere in difficoltà l’avversario. 

    NOTE NEGATIVE - Lukaku è l’immagine delle difficoltà. Troppo brutto per essere vero, sembra che all’improvviso abbia perso qualsiasi energia e così serve a poco. Lo stesso Dybala, per quanto capace di accendere a tratti la manovra con qualche giocata di classe delle sue, nella Roma di De Rossi sembra più periferico. C’entra la sua condizione atletica, ma anche la posizione in campo da cui deve partire. L’evoluzione in un 4-2-3-1 già ipotizzata da De Rossi potrebbe offrire nuove opportunità per ridisegnare la squadra, anche se l’impressione è che in certe gare sia complicato mantenere gli equilibri con Pellegrini e tre attaccanti contemporaneamente in campo. 

    LA SCOMMESSA - L’uomo chiave in questo senso potrebbe essere Zalewski, che anche ieri aveva sbagliato tutto il possibile ma poi ha avuto la freddezza di segnare il rigore decisivo. Il suo rilancio da attaccante è un’altra scommessa di De Rossi, c’è ancora tempo per vincerla.
     

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