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    Romamania: squadra bocciata al giro di boa. Ma i tifosi stanno ancora con Mourinho

    Romamania: squadra bocciata al giro di boa. Ma i tifosi stanno ancora con Mourinho

    • Alessandro Austini
    In campo è più bella di altre volte, ma quanto è brutta la classifica. La Roma si ritrova all’ottavo posto alla fine di un girone d’andata malinconico e si chiude in un silenzio stampa che aggiunge un senso di pesantezza al tutto. All’ultima curva prima del giro del boa la squadra di Mourinho subisce il sorpasso della Lazio, resta dietro all’Atalanta, che avrebbe meritato di battere ieri all’Olimpico, e rimane nel mezzo di una salita ancora ripidissima: mercoledì il derby da dentro o fuori di Coppa Italia, domenica c’è il Milan a San Siro. Un’altra partita in cui sarà assente l’allenatore, espulso alla fine di una battaglia di nervi ingaggiata per tutta la partita contro l’arbitro Aureliano, non certo esente da colpe. Mentre lascia il campo, Mourinho viene osannato dallo stadio: i tifosi intendo rimanere al suo fianco “fino all’inferno”, un privilegio che probabilmente non verrebbe concesso a nessun altro allenatore con una classifica del genere.

    Da quando ci sono i tre punti a vittoria e venti squadre in campionato, solo una volta la Roma aveva fatto peggio a metà torneo: nella stagione 2004-05, quella in cui si alternarono cinque allenatori in panchina, nelle prime 19 partite i giallorossi raccolsero 27 punti, due in meno di quelli racimolati quest’anno. Mourinho non ha battuto nessuna delle sette squadre che rincorre attualmente in classifica, ha tre punti in meno dello scorso anno e otto rispetto alla sua prima stagione da romanista. 

    Tutto è ancora in ballo, su ogni fronte, ma il momento della Roma è certamente delicato, tra infortuni, nervosismi sparsi e incertezze sul futuro. Il 2024 si è aperto con le dimissioni anticipate di Tiago Pinto e la ricerca di un nuovo direttore sportivo, ma la domanda delle domande rimane, ormai da quasi un anno, sempre la stessa: Mourinho rinnoverà? Lui continua ad aspettare la decisione di Dan Friedkin, dopo aver fatto sapere in ogni modo che vuole restare, mentre i pensieri del silenzioso presidente sono ancora ignoti.

    Non può esserci un solo responsabile di questa prima parte di stagione nel complesso deludente. Delle palesi carenze nell’organizzazione di gioco si è detto e scritto ampiamente, è altrettanto evidente che la rosa costruita quest’anno abbia troppi buchi, diventati voragini dopo gli infortuni. Senza Smalling, Ndicka e Kumbulla, si è fermato anche Llorente. Così Mourinho è stato costretto a buttar dentro il diciottenne Huijsen, appena arrivato in prestito dalla Juventus. Promettente l’impatto del baby olandese che finora aveva giocato 10 minuti in Serie A, ma il solo fatto che il tecnico lo abbia utilizzato dopo un solo allenamento fatto a Trigoria spiega l’emergenza totale del reparto. 

    Kristensen ormai deve fare il centrale, gli altri esterni continuano a ruotare e a produrre poco, Cristante non ne ha quasi più a forza di giocarle tutte, Pellegrini sta ancora cercando se stesso, di Aouar e Renato Sanches si sono perse le tracce, davanti Lukaku mostra i primi segni di cedimento. Da qualche partita il migliore continua a essere Bove, in costante crescita, insieme a Mancini che gioca sul dolore e si conferma il soldato più affidabile di Mourinho. Anche lui, come i tifosi, sembra disposto a seguirlo “fino all’inferno”. E gli altri?

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