Romamania: Spalletti, stia zitto...
Brutta bestia, la permalosità. Ne sa qualcosa Luciano Spalletti, che di questo suo difetto caratteriale ha confezionato il marchio di fabbrica. Ricevuti i complimenti di Francesco Totti per il titolo vinto in Russia (avessi detto in Inghilterra...), l'ex tecnico giallorosso non si è limitato a ringraziare gentilmente, ma ha voluto affondare il colpo: la sensazione è che non vedesse l'ora di togliersi quel sassolino incastratosi nella propria scarpa da diversi mesi. 'Lo ringrazio - ha dichiarato a Sky Sport 24 -, ma poteva dire qualcosa di meno quando sono andato via'. E Spalletti poteva fare qualcosa di più durante il suo soggiorno a Trigoria, mi viene spontaneamente da rispondere sostituendomi a Francesco.
La frase del capitano giallorosso incriminata? Eccola, esternata lo scorso maggio: 'Spalletti non riusciva più a farsi capire, ormai qualche problema con il gruppo c'era, e le sue dimissioni erano inevitabili. E visti i risultati ottenuti con Ranieri, direi che ne è valsa la pena'. Parole da leader, altrochè. Un quadro completo ed oggettivo del contesto romanista di quel periodo, proiettato al presente con il raggiungimento del secondo posto e della qualificazione diretta in Champions League.
Cosa successe? Quali furono questi problemi con il gruppo? I giocatori si sentirono traditi nell'estate del 2008, dopo il famoso incontro Spalletti-Chelsea raccontato nel libro di Carlo Ancelotti. Celebri le parole di De Rossi, intervenuto alla Rai nel post Italia-Francia, che riferendosi alla presenza di Spalletti in trasmissione esclamò beffardamente: 'Ecco l'allenatore del Chelsea'. Il tecnico, infatti, convinto di aver raggiunto il culmine allora, fremeva per andare via. Colpa della dirigenza non averlo cacciato. La Roma, così, ottenne in seguito uno sbiadito sesto posto e nel campionato ancora successivo zero punti nelle prime due giornate.
'Dimissioni inevitabili': le parole di Totti dopo questo breve resoconto appaiono ancor più sacrosante. La domanda, allora, è cosa va recriminando Spalletti che all'epoca, oltretutto, si era già accordato con lo Zenit (perseverare è diabolico) non rispettando il contratto in essere con la Roma. Ha dato molto alla società, ha fatto sognare i tifosi, i quali hanno assistito ad un bellissimo calcio, ma nel momento dell'errore sarebbe stato giusto riconoscere i propri demeriti ed accettare le punzecchiature.
Totti, da romanista qual è ha sempre lavorato per il bene della squadra, scevro da interessi personali. Ha desiderato una Roma all'altezza e non si è fatto pregare nel chiedere campioni alla società, pur conscio di poter creare all'interno qualche imbarazzo. Ha sacrificato la propria carriera per la Roma e per la Nazionale. Totti è nato italiano, romano e romanista, ma nonostante ciò (o forse proprio per questo) non è stato mai risparmiato da critiche. Il suo merito è stato quello di esser stato sempre in grado di rispondere sul campo. Spalletti, invece, dovrebbe imparare a non dondolarsi troppo dirigendo il proprio sguardo verso il futuro senza mugugnare per il passato. Complimenti per lo scudetto conquistato, dunque, ma nella vita guai a sentirsi 'arrivati'...