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    Romamania: la Roma naviga a vista

    Romamania: la Roma naviga a vista

    Un risultato ambito, prezioso, prestigioso. E invece la qualificazione agli ottavi della Roma - arrivata grazie al Barcellona B, tranne Messi, Rakitic e ter Stergen, incrollabile sotto i colpi del Bayer Leverkusen - è stata accolta da un ululato di fischi. 
    Garcia aveva promesso undici lupi in campo - campo in cui anche Gervinho aveva una maglia da titolare, tolta dopo pochi minuti di riscaldamento per il riacutizzarsi del problema al flessore  - invece quelli che si sono visti contro i bielorussi sono sembrati timidi agnellini. La paura della sconfitta e del fallimento era percepibile, ma la sorte questa volta è stata dalla parte della formazione giallorossa. 
    Rimangono le parole di Garcia che si attacca ai 24 tiri in porta per giustificare la prova mediocre dei suoi, ma il giudizio del pubblico è implacabile. Pallotta attacca il pubblico, la stampa, l'ambiente per non saper festeggiare una qualificazione che ridà linfa soprattutto alle casse della società. 
    Sembrano lontani i tempi in cui la scelta di Sabatini per la panchina giallorossa ricadeva su Luis Enrique, uno che faceva della ricerca del gioco la sua ragione di vita. "Mai schiavi del risultato" recitava uno striscione in Curva Sud all'epoca. E' lui, l'hombre vertical che voleva che i suoi giocassero a memoria e che valutava la prestazione al di là del risultato, che oggi permette alla Roma di andare a vedere chi le capiterà agli ottavi, lo stesso che alla fine della sua prima stagione romanista aveva capito di non essere abbastanza apprezzato e aveva alzato bandiera bianca. Aveva presentato le sue dimissioni consapevole di aver commesso tanti errori in giallorosso, ma anche capace di fare di quegli errori una lezione da imparare e non commettere più. 
    Quelli della Roma attuale invece sono errori visti e rivisti, quelli di una squadra che continua a non avere nemmeno un briciolo di gioco. La difesa ieri ha continuato a reggersi grazie ai singoli - santo Szcznesny subito - e non certo per una manovra collettiva studiata al dettaglio. 
    Dzeko, se è vero che sotto porta non è stato particolarmente lucido, è altrettanto vero che si sbatte là davanti per cercare di recuperare più palloni possibile, si allarga sulle fasce, torna indietro a difendere sui calci piazzati e fa da sponda per far ripartire la squadra. Un compito che inevitabilmente non gli permette di mantenere brillantezza e lucidità laddove il suo intervento sarebbe ancor più fondamentale: davanti al portiere avversario. 
    E' una squadra che continua ad essere allo sbando. 
    Per fortuna per gli ottavi dovranno passare un paio di mesi, forse la Roma si riprenderà almeno in parte, di certo domenica a Napoli si rischia forte e chiaro. 

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