Romamania: l'esperimento Garcia
Rudi Garcia è il nuovo allenatore della Roma. Straniero, come annunciato dal d.s. Sabatini, dopo che l’opzione ‘italiano’ aveva perso di consistenza, in seguito ai rifiuti di Mazzarri e Allegri. Arriva dal Lille, squadra di massima serie francese. Ed è già un passo in avanti rispetto al passato, considerati Luis Enrique e Zeman due allenatori ingaggiati al termine dei rispettivi campionati di seconda divisione. Inoltre, udite udite, è un vincente.
Ha conquistato due titoli in Francia con il Lille nel 2011, un campionato e una coppa nazionale. Insomma, rispetto ai sui predecessori, Rudi Garcia ha uno spessore superiore. C’è tuttavia curiosità e timore prima di vederlo all’opera. Il primo sentimento deriva dal verificare l’approccio di un allenatore vincente in patria (nonostante l'ultima stagione da dimenticare) ma alla sua prima avventura in Italia, il secondo invece è giustificato dal suo sistema di gioco.
Sembra uno scherzo del destino, però l’idea di calcio di Rudi Garcia appare un mix tra quella di Luis Enrique e quella di Zeman. Ricorda il tecnico asturiano per la ricerca del possesso palla e per il sistema difensivo che prevede gli esterni molto alti, i due centrali larghi e il regista di centrocampo impegnato in copertura. Ce li descrivono simili anche per quel che riguarda il lavoro settimanale, consistente in allenamenti molto brevi.
Di Zeman, invece, Garcia porta con sé il modulo: il fatidico 4-3-3, una spiccata verve in zona offensiva, la ricerca del gol anche a discapito dell’equilibrio; ma rispetto al boemo vedremo qualche sovrapposizione in meno. Da luglio inizieremo a capire se un mix di due allenatori ‘falliti’ a Roma siano in grado di provocare una miscela positiva. Questa volta più che una scommessa, appare proprio un esperimento scientifico.