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Romamania: il vento positivo di De Rossi soffia ancora
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Un po’ amico, un po’ leader, un tecnico ancora alle prime armi si sta dimostrando un bell’esempio per tanti. La Roma ha idee ambiziose, lo spirito giusto e i problemi vengono affrontati all’interno, senza dannose forzature mediatiche. “Se prendi sempre gli stessi gol vuol dire che devo svegliarmi e lavorare di più su questo fondamentale” ha detto a se stesso De Rossi nel post partita di Rotterdam, evitando ancora una volta di puntare il dito contro i giocatori.
I limiti della Roma sono sempre lì, in bella evidenza, e hanno inciso fortemente sulle ultime due partite. Un blackout di dieci minuti con l’Inter ha guastato un’ottima prestazione complessiva, ieri la dormita difensiva ha concesso al Feyenoord di chiudere immeritatamente in vantaggio il primo tempo e di presentarsi all’Olimpico con speranze intatte di qualificazione. Ma è proprio il ritorno alla normalità portato da De Rossi che può aiutare la Roma a crescere ancora: allenamenti sul campo, studio, confronti sani tra uomini. È questa la via giusta e così si deve andare avanti.
Nel borsino dei singoli, crescono Svilar, eccetto il brivido sulla punizione finita sul palo causato da un suo errore nel comporre e posizionare la barriera, Paredes e Spinazzola. Lukaku ha esaurito da tempo la benzina ma trova quasi sempre un modo per buttarla dentro, mentre Dybala continua a mostrare limiti di condizione atletica difficilmente superabili. Ora ci sarebbe bisogno di forze fresche e sembra arrivato il momento di inserire Baldanzi, che poteva entrare qualche minuto prima a Rotterdam, e di chiedere una mano ai vari Smalling, Sanches, Ndicka e Azmoun, assenti a lungo per noti motivi. Siccome gli allenatori sono tutti “risultatisti” (DDR dixit), la trasferta di Frosinone e la gara di giovedì prossimo con il Feyenoord determineranno il primo bilancio della gestione De Rossi, con gli inevitabili paragoni che verranno fatti rispetto ai risultati ottenuti da Mourinho, soprattutto in Europa. In tanti aspettano al varco De Rossi, ma allenare una grande squadra implica anche questo. Non si può pretendere che vinca l’Europa League o che arrivi quarta in campionato, ma questa Roma, che seppur limitata ha riscoperto il piacere di giocare a calcio, ha il dovere di provarci fino in fondo, su entrambi i fronti. Sperando che nel frattempo qualcuno fuori dal campo inizi a impostare il futuro verso direzioni chiare e logiche.