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Romamania: Dzeko serve come la pioggia nel deserto, meglio il falso nueve di Borja Mayoral
Il tema non è niente male a poche ore dal match con il Genoa, perché il ragazzo ispanico non segna da cinque partite e in ogni caso nelle ultime tre ha tirato in porta quasi niente e quel quasi non lo ha sfruttato, contro il Milan con quella palla sporca controllata male in area piccola e bis contro la Fiorentina a tu per tu con Dragowski. Premetto: niente di male, è giovane e in un campionato molto complicato, storia nota, quindi fin qui ha fatto una gran bella stagione, questo non significa però che sia all'altezza non delle aspettative nei suoi confronti – lo sottolineo – ma delle esigenze della squadra. Cioè, va bene la manovra o svariare e fare sponda, però è un fatto che la Roma si ritrovi spesso con l'area 'vuota'. E allora se il gioco è quello di girare largo e muoversi, perché non farlo con un finto centravanti?
Considerando che, ahinoi, la Roma dovrà fare a meno di Veretout per un bel po', lecito pensare a Pellegrini centrocampista e a una chance in più per Pedro o El Shaarawy. A proposito di Pedrito: forse la mossa psicologica sarebbe quella di dargli un minimo di priorità rispetto al Faraone, anche per non 'perderlo' psicologicamente. Vero che non sta giocando bene, anzi, però magari in un terzetto d'attacco con Micky, El Shaarawy perché no? Con Borja Mayoral comodamente seduto in panchina. Non dare punto di riferimento al Genoa, tra l'altro, sarebbe cosa buona e giusta e in ogni caso Mayoral sarebbe la carta da giocarsi in corso d'opera e in caso di necessità. O no?
Tutto questo, ripeto, aspettando Edin Dzeko come la pioggia nel deserto, perché è del tutto evidente come la complicata corsa verso una piazza Champions passi per i piedi e i gol dell'uomo simbolo e di maggior peso – piaccia o no l'idea a Fonseca - di questo club. Fascia o non fascia da capitano.