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Romamania: disastro annunciato
E' evidente che di problemi ce ne sono e diversi. Forse dopo quest'ultima prestazione, se così la si può chiamare, dalle parti di Trigoria hanno deciso di smettere di ignorare questo enorme iceberg che fino a qualche giorno fa continuavano a descrivere come un cubetto di ghiaccio.
Si è sentita la necessità di arrivare a raschiare il fondo con le unghie invece di eliminare il problema quando si era posto. La Roma non gioca bene. Ma non da ieri, da un anno almeno. Eppure si è voluto proseguire con un allenatore che alla vigilia dell'ultima di campionato dell'anno scorso contro il Palermo aveva deciso di scaricare presidenza e società: "La Roma prima di vendere deve comprare, la Juve è irraggiungibile". Un proclama che in un mondo normale sarebbe seguito da un arrivederci e grazie.
Invece no, si è storto il naso e si è voluti andare avanti con il francese a ogni costo, perchè l'ingaggio era alto e fino al 2018, perchè due secondi posti hanno regalato comunque l'entrata in Champions e allora che importa se il gioco non c'è.
De Rossi e compagni non vincono dall'8 novembre ("ma non incassiamo gol da tre partite", la replica del tecnico!) e di dimissioni nemmeno a parlarne: "Avanti fino alla morte". Il pensiero vola a Luis Enrique che, nonostante la fiducia della società, aveva deciso di lasciare, capendo che non era pronto per la Roma e forse la Roma non era pronta per lui. Lucho si è dimostrato un Signore, di quelli con la "S" maiuscola. Un "hombre vertical". Ci vuole carattere per lasciare sulla scrivania un contratto milionario.
Per il momento, si attende Genoa. E se, inaspettatamente, la Roma dovesse vincere che si fa? Si prosegue con Garcia? Sarebbe accanimento.