Riccardo Antimiani
Romamania: al trequartista Tiago Pinto si chiede un mercato 'da 10'. Con l'asso Mourinho...
Il trequartista è Tiago Pinto. Tocca a lui fare la differenza, inventare l'assist giusto in quella fabbrica di cioccolata che è il calciomercato di gennaio. D'altra parte la storia è abbastanza chiara, non solo per la Roma: di soldi non ce ne sono da spendere e spandere per rattoppare la rosa – o renderla più forte: l'ottimismo non deve mai mancare, ricordate Nainggolan? - e fare in modo che Mourinho non sia più costretto a voltarsi verso la panchina con una smorfia, sapendo che ha un sacco di attaccanti e una grande moria delle vacche (cit.) a centrocampo. A maggior ragione adesso che Darboe e Diawara, certo non due colonne della Roma mourinhana ma pur sempre due opzioni, sono volati via per giocare la Coppa d'Africa.
Dunque, il trequartista è Tiago Pinto e ancora una volta il ds – Tiago non lo è burocraticamente ma lo è di fatto – in una città che celebra questo ruolo come fosse, davvero, quello del trequartista (e quando scrivo trequartista sapete bene dove va il mio pensiero,) è lui a dover fare la differenza nel mercato delle idee, delle invenzioni, delle operazioni prendi uno e se non paghi è meglio. Cioè, c'è da scovare quei giocatori che non sono contenti nel club dove si trovano, che sono in rotta con l'allenatore o con la società o che semplicemente vogliono giocare di più per rilanciarsi e dare un nuovo assetto alla loro carriera. Giocatori che hanno fame, voglia e ambizione. Tiago non ha un gran libretto degli assegni perchè l'austerity – termine vintage ma eloquente – impone di non spendere, ma può giocarsi la carta Mourinho.
Eh sì, essere allenati da Mou è moneta da spendere, come accaduto con Tammy Abraham. Io non credo che Tammy avrebbe accettato la Roma se non ci fosse stato l'effetto calamita del magnetico Mou. E quindi, qualcosa da spendere c'è, eccome, aldilà del fascino di Roma e della Roma -indubbiamente superiore rispetto a bacheca e tradizionale linea di galleggiamento – pur in una stagione non semplicissima.
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Dunque, il trequartista è Tiago Pinto e ancora una volta il ds – Tiago non lo è burocraticamente ma lo è di fatto – in una città che celebra questo ruolo come fosse, davvero, quello del trequartista (e quando scrivo trequartista sapete bene dove va il mio pensiero,) è lui a dover fare la differenza nel mercato delle idee, delle invenzioni, delle operazioni prendi uno e se non paghi è meglio. Cioè, c'è da scovare quei giocatori che non sono contenti nel club dove si trovano, che sono in rotta con l'allenatore o con la società o che semplicemente vogliono giocare di più per rilanciarsi e dare un nuovo assetto alla loro carriera. Giocatori che hanno fame, voglia e ambizione. Tiago non ha un gran libretto degli assegni perchè l'austerity – termine vintage ma eloquente – impone di non spendere, ma può giocarsi la carta Mourinho.
Eh sì, essere allenati da Mou è moneta da spendere, come accaduto con Tammy Abraham. Io non credo che Tammy avrebbe accettato la Roma se non ci fosse stato l'effetto calamita del magnetico Mou. E quindi, qualcosa da spendere c'è, eccome, aldilà del fascino di Roma e della Roma -indubbiamente superiore rispetto a bacheca e tradizionale linea di galleggiamento – pur in una stagione non semplicissima.
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