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    Roma, ultimatum a Di Francesco: dimostri di non essere uno Yes Man

    Roma, ultimatum a Di Francesco: dimostri di non essere uno Yes Man

    • Antonio Martines
    Chissà se alla prossima conferenza stampa Eusebio Di Francesco si ripresenterà ancora senza gli occhiali...perché nell'ultima disastrosa sconfitta in casa contro la Spal il suo nuovo look con lenti a contatto non solo non sembra avergli portato particolarmente bene, ma forse gli ha impedito di vedere i disastri di una partita nella quale, ancora una volta, la Roma ha dimostrato limiti di tenuta atletica e soprattutto mentale. Di Francesco adesso ha di che preoccuparsi, perché su di lui si stanno addensando nubi che avrebbero potuto già tramutarsi in tempesta, visto che Pallotta immediatamente dopo la grave sconfitta contro la Spal ha pensato molto concretamente di esonerarlo. L'allenatore romanista si trova adesso nella scomoda situazione di giocarsi la panchina nelle prossime quattro gare contro CSKA, Napoli e Fiorentina, un filotto di partite nelle quali si gioca non solo la sua permanenza in giallorosso, ma anche una certa fetta di credibilità professionale.

    Infatti non sono pochi i romanisti che lo accusano di essere un vero e proprio Yes Man che in più di un'occasione ha avallato con troppa condiscendenza certe scelte di mercato della società (la cessione di Nainggolan e Strootman), e soprattutto l'arrivo di nomi quanto meno improbabili (Moreno su tutti), ma anche azzardati o sfortunati, in particolare Karsdorp e Schick. Forse in tal senso, simili gravi accuse, che gli vengono rivolte da una parte sempre più consistente della tifoseria giallorossa sono esagerate, ma che Di Francesco si sia fatto carico di scelte che in cuor suo non gli piacevano è un dato di fatto incontestabile, e questo, se da una parte ha dimostrato tutto il suo attaccamento alla causa giallorossa, dall'altra ha evidenziato una sua certa incapacità nel farsi ascoltare in sede di mercato, salvo poi manifestare il proprio disappunto, bocciando e mandando in panchina, quelle che sono state a tutti gli effetti delle scelte sbagliate nella campagna acquisti.

    In pratica stiamo assistendo ad una sorta di vera e propria 'dissonanza cognitiva', perché se a parole Di Francesco sembra essere dalla parte di Monchi e Pallotta, poi nei fatti registriamo un comportamento decisamente contrastante che si manifesta soprattutto quando decide la formazione; solo che questa sorta di disagio psicologico si sta ritorcendo solo ed esclusivamente contro di lui. Oltre a questo c'è poi da considerare anche un altro problema, e cioè la reale cifra tecnica che bisognerebbe attribuire a questa rosa, una cifra tecnica che evidentemente nelle intenzioni – più che convinzioni – della dirigenza e nelle speranze dell'allenatore, 'dovrebbe' essere inevitabilmente alta, ma che nei risultati ottenuti sul campo fino ad ora, si sta rivelando molto più bassa di ogni più pessimistica previsione. In parole povere, questa Roma è molto meno forte di quanto si creda, e in tal senso un campanello d'allarme sarebbe già dovuto scattare subito dopo l'immeritata vittoria ottenuta nel derby contro la Lazio, una vittoria che ha illuso troppa gente nella capitale.

    Se poi a tutto ciò aggiungiamo anche l'enorme suggestione ereditata dallo splendido cammino ottenuto la scorsa stagione in Champions League, allora forse abbiamo un quadro più completo di tutta la situazione, perché sulla splendida marcia europea della Roma sembra averci marciato soprattutto Pallotta, che ha illuso un po' tutti facendo credere che a quella squadra sarebbero state apportate solo delle migliorie, quando invece poi, sono state fatte solo delle gravi sottrazioni, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, e ritorniamo sempre al discorso di Nainggolan. In una situazione cosi pericolosamente complessa, adesso sta a Di Francesco decidere di che morte morire, perché d'ora in avanti, soprattutto per il bene della sua carriera, dovrà ricominciare a vincere al più presto, e nel momento in cui dovesse riuscirci, dovrà soprattutto dimostrare – e forse anche dimostrarsi – di essere capace di dire no a scelte che evidentemente non condivide, altrimenti avranno ragione coloro che lo definiscono solo uno Yes Man.


    @Dragomironero

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