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    Roma, Spalletti: 'La prima volta mi hanno cacciato, con questa mentalità non si potrà mai realizzare nulla'

    Roma, Spalletti: 'La prima volta mi hanno cacciato, con questa mentalità non si potrà mai realizzare nulla'

    Lunga intervista concessa a L'Equipe dall'allenatore della Roma Luciano Spalletti, che torna a parlare del suo futuro: "Ormai da questo non si esce più fuori, qui serve vincere. Non c’è la possibilità di immaginare una crescita graduale, tutto è rapido, accelerato. Quindi è molto semplice: se non vincerò qualcosa significa che non avrò fatto meglio dei miei predecessori e andrò a casa".

    TOTTI - "Averlo ancora a disposizione, nonostante l'età, offre un vantaggio notevole: quando lui entra in campo si crea improvvisamente un'atmosfera, una partecipazione del pubblico incredibile, possiede un magnetismo straordinario. Mi viene da sorridere quando, ancora oggi, qualcuno cerca di paragonarlo a qualche altro campione del passato. Totti somiglia solo a Totti! E' unico, è l'assoluto! Detto questo, è importante che la passione e l’entusiasmo che lo circondano non tolgano forza anche agli altri calciatori. Perché lui agisce all’interno di un collettivo. Lo scorso anno, alcuni hanno cominciato a scrivere che ero io a volere che lui smettesse di giocare. Il che è completamente falso. Anzi, io penso che Totti debba giocare fino a quando lo vorrà e la società deve accontentarlo. Se non lo farà andrò via. Così nessuno potrà avere dubbi su come la penso".

    NAINGGOLAN E PJANIC - "All'inizio nessuno vedeva bene Nainggolan davanti ai centrocampisti. Ora ogni critica è superata. Adesso provi lei a proporgli di giocare in un ruolo diverso, vedrà come la guarderà di traverso. Per quanto riguarda Miralem, è stato una delle chiavi dell’ottima riuscita del girone di ritorno dello scorso campionato. A centrocampo avevo puntato tutto sull'asse De Rossi-Pjanic perché mi piaceva l'idea di avere in mezzo al campo un giocatore dai piedi buoni in grado di giocare la palla con qualità e velocità. In questo ruolo, a mio avviso, Pjanic è il più bravo in Italia".

    AMBIENTE - "A Roma non si gioca per partecipare, c'è la necessità di vincere, le condizioni di lavoro però sono eccellenti, anche se esistono situazioni e personaggi che ostacolano. La prima volta che andai via da Roma praticamente fui costretto a farlo. Qualcuno cominciò a scrivere che Spalletti non aveva vinto nulla, un po' di gente gli è andata dietro, sono stato messo nelle condizioni di andarmene. Solo che dopo di me certe situazioni sono successe anche ad altri e sono andati via allenatori che ora guidano squadre di primo piano. Questo significherà qualcosa. Allora dico: se si continua così, se si ripetono sempre questi comportamenti, in questa città continueremo a non realizzare mai niente. E' per questo che sono tornato: per non lasciare la Roma in balia di certe persone che pensano di fare il bello e il cattivo tempo".

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